“Benedetto colui che è stato piegato dalla sua misericordia a prendersi cura della nostra infermità”. Con queste parole dell’Inno di Sant’Efrem, l’arcivescovo di Reggio Emilia-Guastalla, mons. Giacomo Morandi, ha voluto introdurre, ieri mattina, nel Palazzo vescovile di Reggio Emilia il tradizionale scambio degli auguri in curia. “Lo stile di ogni discepolo è il chinarsi verso l’altro, la misericordia, quindi l’uscire da se stessi. Simone Weil affermava che l’umiltà è accorgersi che gli altri esistono; eppure accade che si guardino con sospetti tali gesti. Un detto popolare afferma che Dio non si occupa di chi si preoccupa di sé”.
Facendo riferimento al drammatico scenario internazionale mons. Morandi ha ribadito che accanto a veglie e preghiere per impetrare la pace nel mondo, occorre una conversione personale nei rapporti in famiglia, nel lavoro e nella stessa comunità ecclesiale. L’arcivescovo Morandi ha anche ricordato che l’avvicendamento di persone e ruoli da lui disposto nei mesi scorsi nella diocesi di Reggio Emilia-Guastalla è stato vissuto con “spirito ecclesiale, come indica il Qoelet: uno semina e l’altro raccoglie; dunque nessuno spirito di vanità”. Ha riconosciuto che esiste un’atmosfera di grande corresponsabilità per evangelizzare, per portare a tutti il messaggio di Cristo. Inoltre ha ricordato le tante figure di laici, sacerdoti e religiosi che hanno contrassegnato la storia della Chiesa reggiano-guastallese; ha sottolineato le iniziative che vedono le aggregazioni laicali operare in spirito di comunione; ha evidenziato la gioia di essere discepoli di Cristo.