“Guardando i presepi che facciamo oggi e quelli che sono stati fatti in passato – spesso anche autentici capolavori d’arte e di spiritualità –, ci colpisce una prima evidenza: nel presepe di Francesco a Greccio non c’è praticamente nulla: non ci sono Maria e Giuseppe, non ci sono angeli o pastori, non ci sono i personaggi pittoreschi che rappresentano la nostra complicata umanità che lavora, riposa, si agita, dorme… e che va verso la grotta del Bambinello. Ma nel presepe di Greccio non c’è neppure il Bambinello! Unici ‘personaggi’ tradizionali, in quel presepe, sono proprio quei due che i vangeli non menzionano: il bue e l’asino”. Lo scrive mons. Daniele Gianotti, vescovo di Crema, nella lettera di Natale ai fedeli dove, partendo da una riflessione sul primo presepe di San Francesco a Greccio, spiega come questa non sia stata una rappresentazione della Natività, quanto delle sue condizioni, in particolare di umiltà e povertà, per favorire una sorta di “nuova nascita” di Gesù, nascita che doveva avvenire, però, nel cuore delle persone. “Rispetto ai nostri presepi, ciò che ha fatto Francesco a Greccio è una grande ‘sottrazione’: sottrae tutto dal presepe, salvo la greppia, l’asino e il bue; non mette neppure il Bambino… ma per far sì che rinasca Cristo nel cuore delle persone come pure, possiamo aggiungere, delle comunità”. Prosegue il vescovo domandandosi perché tante persone che si dicono cristiane disertino la messa: “Le ragioni, senza dubbio, possono essere le più diverse. Mi chiedo se, tra queste ragioni, e forse tra le più importanti, non si debba indicare la disaffezione proprio a Lui, a Gesù Cristo: alla sua Persona, spesso sostituita, temo, da una religiosità generica, piuttosto lontana da una vera e forte relazione di amicizia con Lui, di fede in Lui”. Nella sua lettera mons. Gianotti dà notizia della prossima visita ad limina Apostolorum, che si terrà alla fine del mese di gennaio, spiegando il cammino di preparazione verso quel momento. “Care sorelle, cari fratelli in Cristo, ci disponiamo a celebrare il Natale in un momento storico terribilmente difficile, caratterizzato in modo speciale dalla nuova esplosione di violenza, odio reciproco, guerre e tragedie umanitarie, che ha per scenario proprio la terra di Gesù, la Terra Santa, mentre tanti altri conflitti, tanti altri scenari di ingiustizia e oppressione continuano a deturpare questa nostra umanità”, scrive il vescovo di Crema chiedendo di tornare a contemplare Gesù Cristo nel presepe e sulla croce, per contrapporlo a questi fatti: “Da questa contemplazione, principio della rinascita di Gesù Cristo in noi, prendiamo forza per offrire umilmente, a questo mondo inquieto e violento, segni di speranza e germogli di vita piena”.