In “questo tempo di grazia”, contemplando la Sacra Famiglia: Maria, Giuseppe e Gesù nel presepe, “ci ricordiamo che l’Emmanuele, Dio-con-noi, si è incarnato tra i più poveri”. In questo gesto di umiltà, di piccolezza, di vicinanza, “ci invita a rinnovare il nostro impegno verso i più vulnerabili e a scoprire tra i poveri e gli esclusi la presenza di Dio in mezzo a noi”. Lo afferma, nel suo messaggio di Natale, dom Jaime Spengler, presidente del Consiglio episcopale latinoamericano e dei Caraibi (Celam) e arcivescovo di Porto Alegre (Brasile). Come i pastori di Betlemme, “siamo chiamati a non avere paura e ad andare incontro a Gesù nelle periferie geografiche ed esistenziali”. Tutta la Chiesa latinoamericana e caraibica, “in sinodalità, con occhi contemplativi” deve essere pronta a costruire la fraternità, “partecipativa nella comunione e nella missione, una Chiesa povera per i poveri”.
Indubbiamente, fa notare il presidente del Celam, il 2023 segna un Natale in mezzo ai conflitti armati nel mondo, alle persecuzioni, alla povertà, così in mezzo a questi dolori, non vanno dimenticati i volti di chi soffre per la guerra, di chi subisce la violazione dei propri diritti umani ed è minacciato. “I volti continuano a sfidarci: donne, bambini, migranti, indigeni, afro-discendenti, anziani… e tanti altri. ‘Dov’è tuo fratello e tua sorella?’ è la domanda che Dio ci pone”, riflette dom Spengler. Il presule, citando Papa Francesco, invita a contemplare il presepe per trovare in esso “la sorpresa e lo stupore della piccolezza”. Di un Dio che si fa bambino, che “non nasce nello splendore delle apparenze, ma nella povertà di una stalla”. Per incontrarlo “bisogna raggiungerlo lì, dove si trova; bisogna abbassarsi, farsi piccoli”.