Papa Francesco: “politica dia risposte concrete”, no a “tifoserie” tra “catastrofisti e indifferenti, ambientalisti radicali e negazionisti climatici”

“Qui si tratta di non rimandare più, di attuare, non solo di auspicare, il bene dei vostri figli, dei vostri cittadini, dei vostri Paesi, del nostro mondo. Siate voi gli artefici di una politica che dia risposte concrete e coese, dimostrando la nobiltà del ruolo che ricoprite, la dignità del servizio che svolgete”. Così il Papa, nel discorso preparato per la Cop28 di Dubai e letto dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, descrive la portata dell’ampiezza della sfida da raccogliere per contrastare il cambiamento climatico. “Perché a questo serve il potere, a servire”, spiega Francesco: “E a nulla giova conservare oggi un’autorità che domani sarà ricordata per la sua incapacità di intervenire quando era urgente e necessario”. “La storia ve ne sarà riconoscente”, assicura il Papa: “E anche le società nelle quali vivete, al cui interno vi è una nefasta divisione in tifoserie: tra catastrofisti e indifferenti, tra ambientalisti radicali e negazionisti climatici”. Secondo Francesco, “è inutile entrare negli schieramenti; in questo caso, come nella causa della pace, ciò non porta ad alcun rimedio. È la buona politica il rimedio: se un esempio di concretezza e coesione verrà dal vertice, ne beneficerà la base, laddove tantissimi, specialmente giovani, già s’impegnano a promuovere la cura della casa comune. Il 2024 segni la svolta”. Come auspicio, il Papa cita l’anno in cui, nel 1224, San Francesco compose il Cantico delle creature: “Lo fece dopo una nottata trascorsa in preda al dolore fisico, ormai completamente cieco. Dopo quella notte di lotta, risollevato nell’animo da un’esperienza spirituale, volle lodare l’Altissimo per quelle creature che più non vedeva, ma che sentiva fratelli e sorelle, perché discendenti dallo stesso Padre e condivise con gli altri uomini e donne. Un ispirato senso di fraternità lo portò così a trasformare il dolore in lode e la fatica in impegno. Poco dopo aggiunse una strofa nella quale lodava Dio per coloro che perdonano, e lo fece per dirimere – con successo! – una scandalosa lite tra il podestà del luogo e il vescovo”. “Anch’io, che porto il nome di Francesco, con il tono accorato di una preghiera vorrei dirvi: lasciamo alle spalle le divisioni e uniamo le forze! E, con l’aiuto di Dio, usciamo dalla notte delle guerre e delle devastazioni ambientali per trasformare l’avvenire comune in un’alba di luce”, l’auspicio finale.

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