“I cambiamenti climatici segnalano la necessità di un cambiamento politico”. Ne è convinto il Papa, che nel discorso preparato per la Cop28 di Dubai e letto dal segretario di Stato, Pietro Parolin scrive: “Usciamo dalle strettoie dei particolarismi e dei nazionalismi, sono schemi del passato. Abbracciamo una visione alternativa, comune: essa permetterà una conversione ecologica, perché non ci sono cambiamenti duraturi senza cambiamenti culturali”. “Assicuro in questo l’impegno e il sostegno della Chiesa cattolica, attiva in particolare nell’educazione e nel sensibilizzare alla partecipazione comune, così come nella promozione degli stili di vita, perché la responsabilità è di tutti e quella di ciascuno è fondamentale”, continua Francesco, secondo il quale “è essenziale un cambio di passo che non sia una parziale modifica della rotta, ma un modo nuovo di procedere insieme”. “Se nella strada della lotta al cambiamento climatico, che si è aperta a Rio de Janeiro nel 1992, l’Accordo di Parigi ha segnato un nuovo inizio, bisogna ora rilanciare il cammino”, la proposta del Papa: “Occorre dare un segno di speranza concreto”. “Questa Cop sia un punto di svolta”, la raccomandazione ai Paesi che vi partecipano: “manifesti una volontà politica chiara e tangibile, che porti a una decisa accelerazione della transizione ecologica, attraverso forme che abbiano tre caratteristiche: siano efficienti, vincolanti e facilmente monitorabili. E trovino realizzazione in quattro campi: l’efficienza energetica; le fonti rinnovabili; l’eliminazione dei combustibili fossili; l’educazione a stili di vita meno dipendenti da questi ultimi”. “Per favore: andiamo avanti, non torniamo indietro”, la supplica di Francesco: i vari accordi e impegni assunti “hanno avuto un basso livello di attuazione perché non si sono stabiliti adeguati meccanismi di controllo, di verifica periodica e di sanzione delle inadempienze”.