Il cambiamento climatico “non è colpa dei poveri, perché la quasi metà del mondo, più indigente, è responsabile di appena il 10% delle emissioni inquinanti, mentre il divario tra i pochi agiati e i molti disagiati non è mai stato così abissale”. A precisarlo è il Papa, che nel discorso preparato per la Cop28 di Dubai e letto dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, stigmatizza “i tentativi di scaricare le responsabilità sui tanti poveri e sul numero delle nascite”: “sono tabù da sfatare con fermezza”. “Questi sono in realtà le vittime di quanto accade”, l’analisi di Francesco: “pensiamo alle popolazioni indigene, alla deforestazione, al dramma della fame, dell’insicurezza idrica e alimentare, ai flussi migratori indotti”. “E le nascite non sono un problema, ma una risorsa”, osserva il Papa: “non sono contro la vita, ma per la vita, mentre certi modelli ideologici e utilitaristi che vengono imposti con guanti di velluto a famiglie e popolazioni rappresentano vere e proprie colonizzazioni”. “Non venga penalizzato lo sviluppo di tanti Paesi, già gravati di onerosi debiti economici”, l’appello: “si consideri piuttosto l’incidenza di poche nazioni, responsabili di un preoccupante debito ecologico nei confronti di tante altre. Sarebbe giusto individuare modalità adeguate per rimettere i debiti finanziari che pesano su diversi popoli anche alla luce del debito ecologico nei loro riguardi”.