È dedicato alla “Maternità migrante” il numero di dicembre di “Donne Chiesa Mondo”, il mensile femminile de L’Osservatore Romano, coordinato da Rita Pinci.
“La foto di Fati e di Marie riverse sulla sabbia, prive di vita, ha fatto il giro del mondo – si legge nell’editoriale –. Madre e figlia morte di sete e di stenti nel deserto fra Tunisia e Libia. Un deserto che la giornalista marocchina Karima Moual ha definito ‘un fronte di guerra senza bombe, una fossa comune uguale al mare Mediterraneo’. Fati, alla quale la scrittrice e poetessa Maria Grazia Calandrone dedica una poesia, pubblicata per la prima volta su Donne Chiesa Mondo , è solo uno dei volti della “maternità migrante”, delle madri che della emigrazione sono vittime. “Che affrontano mare e deserto, persecuzioni e campi di detenzione, fame e sete, pericoli che vengono dagli uomini e dalla natura, spinte dalla volontà di dare ai propri figli una vita migliore”, prosegue l’editoriale. “Quando arrivano in un paese straniero non sempre riescono a realizzare qualcuna delle aspirazioni per cui affrontano pericoli e dolori E noi che chiediamo a queste donne la cura dei nostri figli e dei nostri anziani spesso dimentichiamo che anche loro hanno una famiglia”. Ma non ci sono solo queste. “Quando parliamo di ‘maternità migrante’ – viene precisato – non ci riferiamo solo alle donne che lasciano il loro paese, a volte anche i figli, e partono. Ma anche alle madri che restano a casa e non seguono i figli che se ne vanno. E a quelle che si prendono cura dei figli di chi è partita”. In ogni caso, afferma Papa Francesco, “le donne migranti portano nella loro carne esperienze drammatiche”.