“Prima della terapia dobbiamo somministrare quella che chiamo la pillola sorriso. La persona con la quale mi rapporto con un sorriso certamente capisce che la prendo in cura”. Così Antonino Salvia, direttore sanitario della Fondazione Irccs Santa Lucia di Roma, durante il webinar promosso dal Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità della Cei. “L’ambiente del Santa Lucia – continua – diventa una seconda casa dove ricominciare una vita. Poter usare dei servizi non clinici ma sociali o prospettare altre terapie come lo sport dà modo di affacciarsi alla vita in maniera diversa. Lo sport è una attività che svolgiamo negli anni 60 al Santa Lucia quando partì un nuovo modo di approcciarsi alla disabilità. Spesso ci focalizziamo sulla disabilità e non sulle persone. Lo slogan dei nostri sportivi è: passare da spettatori a protagonisti. Oggi sono gli altri che guardano le persone con disabilità giocare. Questo è il nuovo orizzonte: garantire cose diverse che non sia solo cura e riabilitazione. Abbiamo necessità di dare ciò che serve a chi ha bisogno. I soldi sono tanti ed è importante ottimizzare le varie voci di spesa, di certo una migliore organizzazione dei servizi territoriali è necessaria. Le risposte che riceviamo spesso quando dimettiamo un paziente da parte dei servizi territoriali è che mancano le risorse mentre è indispensabile che la rete territoriale risponda ai bisogni”.