“Il nostro obiettivo è costruire un progetto di vita. Spesso il cambiamento drammatico, determinato dalla grave disabilità acquisita, può essere l’inizio di una nuova vita. Ciò è fattibile con un intervento completo, come diceva il nostro fondatore don Gnocchi”. Lo ha detto Maria Assunta Gabrielli, responsabile del Sitrea della Fondazione don Gnocchi, durante il webinar promosso dal Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità della Cei. La Fondazione conta 28 strutture in nove regioni. “In diverse strutture – continua Gabrielli – il bisogno a cui rispondiamo è nel territorio. Nella presa in carico della persona gravemente disabile, è l’aspetto relazionale che pesa più di tutti. Riteniamo che i familiari siano parte integrante del progetto di vita. A volte, si sviluppano dinamiche competitive o rapporti di delega per cui l’equipe deve tenerne conto. Altro aspetto è l’alleanza con il territorio dove vanno valorizzati i contributi e le disponibilità. Si incontrano tantissime difficoltà: rabbia e paura, la grave disabilità ha modificato l’immagine ma la carta vincente è la presa in carico da parte di tutte le figure professionali”. La famiglia deve essere coinvolta sin dall’inizio del percorso, anche cercando le soluzioni giuste con il territorio dove va creata una rete con le associazioni e le parrocchie”.