“Lo spirito artistico ha meno pregiudizi di noi, soffia su chi vuole: non importa se è giovane o vecchio e anche le persone non vedenti possono cimentarsi nell’arte e nella scultura. Posso trasmettere questo messaggio perché non credo di essere più bravo ma semplicemente più caparbio”. Così Andrea Bianco, scultore non vedente, intervenuto durante il webinar promosso dal Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità della Cei. Bianco racconta di essere divenuto artista a 40 anni, nove anni dopo essere rimasto cieco a seguito di un incidente stradale. “Per me – racconta – è cominciata una nuova vita: mi sono avvicinato al cristianesimo, ho capito che la guarigione più importante non era del corpo ma dell’anima. La sofferenza è un bivio, se ci allontaniamo da Dio, si viene schiacciati mentre se ci avviciniamo si trova una via di salvezza per me e le persone intorno. La mia vita artistica è iniziata nel 2010 a 40 anni”. Un non vedente può arrivare a realizzare lavori belli e ricchi quanto una persona vedente. L’unica cosa diversa è la via, ma il risultato è lo stesso. Anche una persona non vedente può esporre la propria gioia o i limiti. I miei lavori non sono freddi ma sono un assaggio di me. Realizzo figure di Santi, animali e di donne di cui metto in risalto la bellezza interiore. L’arte è una via preferenziale per esprimere. Vorrei che la gioia che provo nel realizzare questi lavori possa essere provata anche da altri”.