Diocesi: mons. Crociata (Latina), “buoni cristiani e buoni cittadini vanno insieme”

“Le chiese sono subordinate alle persone e al motivo del loro radunarsi in assemblea. Anche storicamente le chiese sono state costruite dopo che la Chiesa, intesa come comunità dei cristiani, già da secoli viveva e si radunava soprattutto nelle case delle famiglie cristiane. La prima dedicazione – nel senso di consacrazione, di atto con cui si viene riservati a Qualcuno con Q maiuscola – è quella che i cristiani ricevono con il battesimo. Questa conta veramente e più di ogni altra”. Lo ha detto ieri sera mons. mariano Crociata, vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, nella messa per il 90° anniversario della dedicazione della chiesa cattedrale di San Marco in Latina.
“La chiesa cattedrale ha un aspetto particolare rispetto a tutte le altre chiese; essa, infatti, è la sede del vescovo, ospita la cattedra del vescovo, dalla quale egli predica e ammaestra, oltre che presiedere la comunità. Questa distinzione non è semplicemente di onore, di dignità, ma custodisce un’altra ragione. La cattedra del vescovo, infatti, ricorda che la Chiesa di Cristo c’è dove c’è il vescovo in quanto successore degli apostoli e, perciò, essa richiama non solo il battesimo ma l’essere parte di una unità più grande, la Chiesa, che grazie all’Eucaristia permette a ciascuno di vivere autenticamente la fede personale e comune in Gesù. La fede è personale, ma personale non vuol dire privata, individualistica, isolata; essa è allo stesso tempo ecclesiale”, ha osservato il vescovo, per il quale “la cattedrale ci aiuta a scoprire e a vivere la nostra fede in pienezza, come dono personale e identità ecclesiale. E non può esserci identità ecclesiale senza unità, quella unità che si fa attorno al vescovo in quanto successore degli apostoli”.
“La dedizione che l’appartenenza ecclesiale ci chiede, poi, ha anche una dimensione costitutivamente sociale e civile, poiché si viene in chiesa per imparare a stare da credenti nel mondo. In questo modo il nostro essere cristiani si incrocia spontaneamente e necessariamente con il nostro essere cittadini, cittadini di questa città nella quale e insieme alla quale è nata questa cattedrale”, ha aggiunto.
“Buoni cristiani e buoni cittadini vanno insieme, poiché non possono dirsi veri cristiani quelli che non sono anche buoni cittadini. Quale dovrebbe essere l’impegno di cristiani buoni cittadini? Vale anche qui ciò che dicevamo sull’essere credenti, poiché anche nella società civile il cristiano si distingue per la dedizione con cui lavora per il bene di tutti e di ciascuno, sia da semplice cittadino sia da responsabile nei più disparati ambiti sociali. Il problema che abbiamo in questa nostra città, anche se non soltanto in essa, è che la visibilità pubblica della Chiesa è quella istituzionale, quando il vescovo o qualche sacerdote svolge un servizio religioso di benedizione o altro in qualche occasione più o meno ufficiale, pubblica o privata. Quella che dovrebbe emergere è invece una visibilità che non nasce da etichette, vesti o riti, ma da scelte, atteggiamenti, comportamenti”, ha sostenuto mons. Crociata. A questo livello “sembra a volte che tutto si stemperi in una mediocrità diffusa e indifferenziata, quando non peggio. Non si tratta solo di avere attenzione alle esigenze della comunità ecclesiale da parte delle istituzioni – cosa necessaria – ma anche di correttezza e di coerenza in ambienti di vita e di lavoro da cui non sembra emergere alcuna ‘differenza’ che dica l’originalità degli atteggiamenti e dei comportamenti di quelli che ispirano i loro pensieri e la loro vita alla fede della Chiesa e quindi al vangelo”. “Questo novantesimo anniversario ce lo ricordi e risvegli l’impegno a viverlo con rinnovata vigilanza e coerenza”, ha concluso.

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