Serbia: elezioni parlamentari. Vucic (presidente della Repubblica), “maggioranza assoluta Sns e nessuna rinuncia al Kosovo”. Segnalate irregolarità del voto

Alexander Vucic (Foto pagina web ufficiale del partito Sns)

Il partito del presidente della Repubblica Alexander Vucic, uomo forte alla guida del Paese dal 2012, ha vinto anche queste elezioni parlamentari svoltesi nel Paese balcanico ieri, 17 dicembre. L’Istituto delle ricerche demoscopiche Ipsos/Cesid di Belgrado ha annunciato stamattina che al 77% delle schede scrutinate il Partito del progresso serbo (Sns) di Vucic riceve il 38,8% dei consensi mentre la coalizione dell’opposizione “Serbia contro la violenze” ottiene il 34,5%. Tradotto nel Parlamento unicamerale significa 127 seggi per Sns e la maggioranza assoluta su un totale di 250 seggi. Esultante, il presidente Vucic ha proclamato la vittoria, affermando che priorità per il governo sarà l’entrata della Serbia nell’Ue. “Avremo una maggioranza assoluta nel Parlamento ma ci aspettano tempi difficili”, ha dichiarato a caldo. Ha poi aggiunto che “le trattative saranno dure, soprattutto quelle con Pristina, ma il Kosovo sarà sempre parte del territorio serbo. Non rinunceremo ad esso”. In calo è invece il partner storico del governo, il Partito socialista di Ivica Dacic con il 4,9% dei voti. La soglia di entrata nel parlamento del 3% è stata superata anche dall’Alternativa democratica nazionale di destra con il 6% dei consensi, mentre la sorpresa del voto è il risultato del 4,8% per il movimento “Noi, voce del popolo” del controverso pneumologo filorusso Branimir Nestorovic, famoso dall’epoca della pandemia con le sue teorie di cospirazione.
Gli osservatori nazionali del voto in Serbia hanno segnalato un numero record di irregolarità mentre l’opposizione reclama che migliaia di elettori sono arrivati dalla parte serba della Bosnia-Erzegovina per votare a Belgrado dove la differenza tra il partito di Vucic e l’opposizione è modesta. Infatti, la coalizione di opposizione “Serbia contro la violenza” ha chiesto l’annullamento delle elezioni amministrative di Belgrado, nota roccaforte dell’opposizione per “estinzione della volontà elettorale”. Più tardi in giornata si aspettano i rapporti degli osservatori dell’Osce, del Consiglio d’Europa e dell’Ue.

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