Alla fine di giugno erano 110 milioni le persone costrette alla fuga a livello mondiale, 1,6 milioni in più rispetto alla fine del 2022. L’Unhcr stima che, nel trimestre da giugno a settembre, il numero di persone costrette a fuggire sia cresciuto di 4 milioni, portando il totale a 114 milioni. Oltre la metà delle persone in fuga nel mondo non varca mai frontiere internazionali. A metà del 2023, erano 36,4 milioni i rifugiati. L’87% proviene da soli 10 Paesi: Siria (6,5 milioni), Afghanistan (6,1 milioni), Ucraina (5,9 milioni), Venezuela (5,6 milioni), Sud Sudan (2,2 milioni), Myanmar (1,3 milioni), Sudan (1 milioni), Repubblica democratica del Congo (948.400), Somalia (814.600), Repubblica Centrafricana (750.900). Poco più della metà dei rifugiati nel mondo sono oggi afghani, siriani o ucraini. Il numero dei rifugiati nel mondo è più che raddoppiato dal 2016. In soli due anni, la proporzione sulla popolazione mondiale è cresciuta da 1 rifugiato ogni 400 persone a 1 ogni 200. Sono alcuni dei dati del Rapporto sugli indicatori del Patto Globale sui Rifugiati 2023 che l’Unhcr ha messo in evidenza in occasione del Forum Globale sui Rifugiati che si è chiuso ieri a Ginevra. Secondo l’Agenzia Onu, il Rapporto mostra i progressi sostenuti su quattro obiettivi chiave: alleggerire la pressione sui Paesi ospitanti, migliorare l’autosufficienza dei rifugiati, ampliare l’accesso alle soluzioni dei Paesi terzi e sostenere le condizioni nei Paesi d’origine. Il documento valuta i progressi compiuti rispetto agli impegni assunti dal 2019 e offre indicazioni per colmare le lacune in materia di istruzione, occupazione e inclusione.
La condivisione delle responsabilità rimane però altamente iniqua: il 55% dei rifugiati è ospitato in soli 10 Paesi: Iran (3,4 milioni), Turchia (3,4 milioni), Germania (2,5 milioni), Colombia (2,5 milioni), Pakistan (2,1 milioni), Uganda (1,5 milioni), Federazione Russa (1,2 milioni), Polonia (989.900), Perù (987.200), Bangladesh (961.800). La maggior parte (il 69%) delle persone in fuga da conflitti e persecuzioni rimane nei pressi del proprio Paese d’origine. I numeri confermano altresì che, sia in base a misure economiche che in rapporto alla popolazione, sono sempre i paesi a medio e basso reddito ad ospitare la maggior parte delle persone in fuga (75%). I 46 Paesi meno sviluppati rappresentano meno dell’1,3% del prodotto interno lordo globale, eppure ospitano più del 20% di tutti i rifugiati.
“Oggi i bisogni dei rifugiati nel mondo superano ampiamente le risorse finanziarie a disposizione. Le conseguenze di questo gap sono gravi e riguardano non solo le persone in fuga ma anche le comunità e i paesi che li ospitano”, ha dichiarato Chiara Cardoletti, rappresentante dell’Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino, sottolineando che “questa carenza di fondi ci costringe a fare scelte impossibili sulle diverse crisi da affrontare”.