“Siamo addolorati per le violazioni contro i popoli nativi dell’Amazzonia boliviana”. Lo afferma, in una nota, il Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), attraverso la propria Commissione per i popoli nativi, di fronte alla grave situazione in cui versano migliaia di persone che subiscono gli effetti di almeno 1.056 incendi attivi nel Paese andino. La Commissione chiede un intervento legale per aiutare a superare la crisi, garantire la qualità della vita degli abitanti e preservare il patrimonio naturale delle popolazioni native: “Esortiamo le autorità locali e nazionali a prendere misure adeguate per invertire i quadri normativi che incoraggiano la violazione del diritto al territorio dei popoli indigeni”, avvertono, riferendosi a un problema con cause strutturali.
Per la Commissione dei popoli indigeni del Celam, i molteplici impatti causati dagli incendi nell’Amazzonia boliviana hanno origine nell’adeguamento della legge sull’uso del territorio promulgata nel 2019; attraverso quel provvedimento è arrivata al 42% l’estensione delle terre del dipartimento di Beni destinata allo sfruttamento agricolo, il che significa che circa 9 miliardi di ettari saranno disponibili per il cosiddetto “agrobusiness” e forme di agricoltura o allevamento o attività forestale intensivi.
Questo processo implica uno sfruttamento, in condizioni “eccezionali”, anche nei territori indigeni, nelle aree protette e nelle riserve riconosciute dallo stesso Stato plurinazionale della Bolivia. A questo proposito, la Commissione del Celam chiarisce che questa legge non è stata sottoposta al previsto procedimento della cosiddetta consultazione libera, preventiva e informata delle 18 “nazioni” indigene che abitano questo territorio, ignorando la Convenzione 169 dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil). Secondo la commissione, queste disposizioni legali generano impatti concreti e negativi che si riflettono nella perdita di case, per esempio nella regione di Maniqui Bajo, dove sono state trovate circa “1.500 persone colpite che hanno improvvisato le loro case in tende temporanee, perché le fiamme hanno raso al suolo le loro abitazioni”. Si registrano anche effetti collaterali degli incendi, come la scomparsa delle “coltivazioni di mais e cacao, prodotti fondamentali per lo scambio e il commercio delle popolazioni”.