“Oggi milioni di persone rinunciano alle cure perché non hanno i soldi per pagarsele”. Lo ha detto Ivan Cavicchi, docente di Sociologia delle organizzazioni sanitarie e Filosofia della medicina all’Università Tor Vergata di Roma, intervenuto ieri sera al secondo webinar “La medicina è solidale”, promosso dall’associazione Scienza&Vita dopo quello del 6 dicembre. “Dal punto di vista del paradigma – ha esordito -, il concetto di solidarietà è implicito nel concetto di necessità”; tuttavia “i problemi del nostro tempo nascono quando la lettura della necessità è filtrata o addirittura deviata dal proceduralismo, dalle linee guida, dai problemi legati all’aziendalizzazione della sanità”.
La medicina della solidarietà, ha sottolineato Cavicchi, “non esisteva all’origine del Ssn. Quando nel 1978 abbiamo chiuso il sistema mutualistico, abbiamo incluso 5 milioni di indigenti nella cura pubblica, ma intorno agli anni’90 è iniziata la discussione sul fatto che i diritti si stavano costituendo, loro malgrado, come ostacolo allo sviluppo economico con la conseguente necessità di contemperare i diritti con le risorse disponibili”. Di qui “la creazione delle aziende, e successivamente l’apertura del capitolo privatizzazione della sanità: una strada – secondo il relatore – che aprirà l’autostrada alla medicina solidale”, conseguenza della trasformazione di un diritto fondamentale alla salute, garantito dall’art 32 della Costituzione, “in un diritto potestativo, dipendente dalle risorse pubbliche”. Oggi, ha osservato ancora Cavicchi, a causa delle liste di attesa, “spendiamo circa 43 miliardi l’anno di out of pocket, si inizia ad integrare o addirittura sostituire il servizio pubblico definanziato con il servizio privato, nascono sistemi paralleli e gli indigenti vengono spinti ai margini. Oggi milioni di persone rinunciano alle cure perché non hanno i soldi per pagarsele, e la medicina solidale tenta di supplire in modo sussidiario a questa gravissima lacuna”.