“Accogliamo con favore le reazioni in Parlamento alle nostre preoccupazioni sul Dl Concorrenza”. Lo dichiara p. Virginio Bebber, presidente dell’Aris-Associazione religiosa istituti socio-sanitari, a proposito della interpellanza su contenuti del Dl Concorrenza con primo firmatario il deputato Luciano Ciocchetti.
“Che il Dl Concorrenza faccia acqua da tutte le parti – osserva Bebber – noi dell’Aris lo andiamo ripetendo da quando abbiamo potuto prendere visione della prima bozza. Alcune nostre regioni si sono già mosse contestando giudizialmente diversi passaggi dello stesso Dl, ritenuti addirittura illegittimi costituzionalmente poiché rischierebbero, tra l’altro, di ledere addirittura il diritto dei cittadini alla salute. Per non parlare poi dell’evidente disparità di trattamento tra strutture pubbliche e strutture private”.
“Ancora una volta – ha aggiunto il presidente dell’Associazione che riunisce le strutture socio-sanitarie gestite da enti e congregazioni religiose – la legge istitutiva del Ssn viene ignorata da chi governa il Paese: le nostre strutture convenzionate e no profit sono state riconosciute dalla legge parte integrante del Ssn, con gli stessi diritti e gli stessi doveri. Dunque, una legge ha stabilito che devono essere poste sullo stesso piano di quelle pubbliche. L’attuale formulazione del Dl Concorrenza sembra ignorarlo completamente. Per questo siamo riconoscenti a quanti hanno rilevato le storture, alcune anticostituzionali, contenute nel suddetto Decreto, rivolgendo un’interpellanza urgente a proposito proprio degli accordi contrattuali delle strutture private sanitarie con il Ssn”.
Oltre agli specifici provvedimenti strutturali ed organizzativi contestati dall’Aris, padre Bebber sottolinea le pesanti conseguenze che il Dl potrebbe avere sui cittadini. “I meccanismi concorrenziali proposti dal Decreto – sottolinea Bebber – avranno ricadute proprio sui cittadini i quali vedono messo in forse il loro diritto a curarsi, costituzionalmente garantito – lo ricordiamo – non solo dove vogliono loro ma anche con la dovuta continuità che la terapia richiede. Un diritto questo messo in forse laddove la sperequazione del trattamento tra pubblico e privato convenzionato mette quest’ultimo nelle condizioni di non poter assicurare proprio la continuità della cura, perché non può più essere certo della sostenibilità della sua stessa operatività”.
“Tutto questo – conclude il presidente di Aris – si sarebbe potuto evitare, come tra l’altro sottolineano i firmatari dell’interpellanza, se solo si avesse avuto la felice intuizione di consultare Associazioni come la nostra, che offre al SSN oltre 40mila posti letto e milioni e milioni di prestazioni ambulatoriali ogni anno. È questa la strada da percorrere se si vuole lavorare insieme per il bene della comunità, fine ultimo di ogni democrazia che si rispetti”.