Mafia e donne: don Ciotti, “sono persone confiscate che vogliono essere liberate, abbiamo la responsabilità di ascoltare il loro grido di richiesta di aiuto”

“C’è bisogno di un dispositivo legislativo e di una forte volontà della politica per dare un futuro alla concreta attuazione del protocollo ‘Libere di scegliere’. Basterebbe un articolo di legge per dare una nuova identità a queste persone e far accedere i loro figli a scuola, senza poter essere rintracciati. Sono persone confiscate che vogliono essere liberate, abbiamo la responsabilità di ascoltare il grido di richiesta di aiuto che arriva da queste donne”. Lo ha detto don Luigi Ciotti, presidente di Libera, nell’incontro a Roma, presso la nuova sede Extralibera, intitolato “Le mafie e la violenza sulle donne. Segnare una strada di liberazione”. L’iniziativa, realizzata nell’ambito della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, è stata volta a ricordare le donne vittime innocenti della violenza mafiosa e a riflettere su quali siano i percorsi di cambiamento che oggi si possono generare, a cominciare dall’iniziativa “Libere di scegliere” che coinvolge le donne che hanno deciso di ribellarsi alle mafie e infrangere codici millenari fondati sulla violenza e sulla minaccia accompagnate da Libera.
“Ci sono donne che fin dagli anni ’70 e ’80 hanno dato un messaggio culturale di liberazione dal sistema criminale, pensiamo a Felicia Bartolotta, la mamma di Peppino Impastato, che dopo il massacro del figlio ha chiesto ‘verità e giustizia’ e non ‘vendetta’, come invece avviene nei contesti mafiosi. Oppure a Michela Buscemi, che ha avuto il coraggio di testimoniare e costituirsi parte civile durante il maxiprocesso nell’aula bunker di Palermo”, ricorda il presidente di Libera.
“Massima gratitudine ai magistrati e alle forze di polizia che si occupano di lotta alla mafia e che conducono importanti operazioni, accanto a questo non deve venire meno l’impegno sociale e culturale, che noi come cittadini siamo chiamati a portare avanti giorno dopo giorno. Insieme – ha concluso don Ciotti – si può costruire una nuova forza generatrice, che superi la condizione di violenza e sopraffazione nella quale vivono centinaia di donne e madri, che vogliono per i loro figli una vita diversa, libera”.

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