“Adesso è necessario che cessino definitivamente i combattimenti e che si trovino altre vie per poter far sì che Hamas e le altre organizzazioni palestinesi si disarmino, e non siano più una minaccia terroristica per gli israeliani, ma anche per i palestinesi stessi”. Così il cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, in un’intervista ai media vaticani nel giorno in cui si reca a Dubai per partecipare alla Cop28 sui cambiamenti climatici. “Il processo di pace israelo-palestinese, che già soffriva rallentamenti e stasi – ha osservato Parolin – si è ora reso ancora più complesso. D’altronde forse era questo l’obiettivo dei terroristi visto che, come sempre hanno dichiarato, i miliziani di Hamas non hanno nel loro orizzonte nessuna pace con Israele, anzi – irresponsabilmente – ne vorrebbero la scomparsa. Ciò invece non corrisponde alla volontà che l’Autorità dello Stato di Palestina, in particolare il presidente Mahmoud Abbas, ci ha sempre assicurato, ovvero di volere un dialogo con lo Stato d’Israele per una piena realizzazione della soluzione dei ‘Due Stati’, promossa da tanti anni dalla Santa Sede insieme ad uno statuto speciale per la Città Santa di Gerusalemme. Per questo auspico che in un futuro si percorrano sincere vie di dialogo, anche se ora le vedo molto strette”. Nel ricordare l’olivo piantato nel 2014 dal presidente israeliano Shimon Peres e dal presidente palestinese Mahmoud Abbas, insieme a Papa Francesco e al patriarca Bartolomeo nei Giardini vaticani, Parolin ha detto: “Noi continuiamo ad annaffiarlo con l’acqua della speranza, che sgorga dalla preghiera e anche dal lavoro diplomatico”.
“Comunque, in questi giorni abbiamo visto uno spiraglio di luce nei negoziati che hanno permesso una tregua e il rilascio di diversi ostaggi israeliani e di altre nazionalità. Purtroppo oggi abbiamo appreso che i combattimenti sono ripresi. La Santa Sede – ha proseguito il segretario di Stato – auspica che cessi il prima possibile ogni violenza. Credo che gli sforzi di dialogo messi in atto dall’Egitto e dal Qatar, insieme agli Stati Uniti d’America, sono davvero da lodare, insieme alla disponibilità del Governo israeliano di raggiungere il prima possibile una soluzione per tutti gli ostaggi. Davvero sono contento di aver visto quelle persone poter riabbracciare le loro famiglie. Prego e sono vicino anche per l’angoscia delle altre famiglie che ancora non riescono ad abbracciare i loro cari, ancora sequestrati a Gaza. Speriamo che presto tutti siano rilasciati”.