“Le adozioni internazionali stanno affrontando grandi difficoltà, specie dal periodo del Covid in avanti”, ma “in tutto questo tempo il lavoro diplomatico per un loro rilancio e per aprire nuove possibilità di accoglienza per tutti i bambini abbandonati del mondo non si è mai fermato”. Ad assicurarlo è Aibi – Associazione Amici dei bambini, che, forte di 40 anni di esperienza nel settore, avendo curato circa 4.000 adozioni dalla prima effettuata in Brasile, nel 1983, “si è impegnata in maniera costante con i propri referenti soprattutto verso il Continente africano, con un lavoro che ha portato e porterà nei prossimi mesi all’apertura per le attività di adozione internazionale in diversi Paesi dell’Africa settentrionale e centrale”.
“Questo sviluppo – spiega l’Associazione – si pone in continuità e in sinergia con l’impegno che da tempo vede Amici dei bambini porre il Continente africano al centro dell’attività di cooperazione internazionale. Dal Marocco al Kenya, passando per la Repubblica Democratica del Congo e il Ghana, Aibi porta avanti diversi progetti che mirano, come noto, al sostegno dei minori abbandonati o in difficoltà familiare, garantendo istruzione e nutrizione; lavorando per favorire, ove possibile, le riunificazioni familiari; promuovendo l’adozione nazionale; accompagnando i care leaver verso l’autonomia una volta usciti dal sistema di accoglienza”. L’adozione internazionale è “l’ideale completamento di questi sforzi, garantendo ai bambini che non trovano nel proprio Paese una famiglia o una sistemazione, la possibilità di tornare a essere figli”.
In questi anni, proprio per tentare di porre un argine al fenomeno dell’abbandono, ricorda l’Aibi, “molti Paesi africani hanno ratificato la Convenzione dell’Aja del 1993 sulla protezione dei minori e sulla cooperazione in materia di adozione internazionale, dotandosi successivamente di leggi e regolamenti e istituendo le Autorità centrali, interlocutori necessari previsti dalla Convenzione stessa per rendere trasparente e sicura tutta la procedura di adozione internazionale”.
L’ultimo tassello di questo grande lavoro è, ora, “quello che possono mettere le coppie e le famiglie con la propria generosità e apertura all’accoglienza”. Per questo Aibi sta attivamente cercando coppie che intendono adottare in Africa, organizzando dei webinar specifici per i singoli Paesi, riservati a chi è già in possesso del decreto di idoneità o è in procinto di ottenerlo. Qui, verranno illustrate le opportunità, l’iter, il contesto e le eventuali difficoltà dell’adozione internazionale in ciascuna differente Nazione.
Da parte loro, le coppie devono mettere in conto una buona capacità di adattamento al contesto locale, nella consapevolezza che in alcuni casi potrebbero essere delle vere e proprie “coppie pilota”.
I bambini adottabili dai Paesi dell’Africa in cui Aibi opera o si appresta a farlo hanno un’età media dai 5-6 anni in su e che la richiesta di permanenza delle coppie in loco può essere, in certi contesti, anche di solo poche settimane. Preferibilmente, per le richieste di alcuni Paesi, si cercano coppie con almeno 5 anni di matrimonio alle spalle. Info: adozioni@aibi.it.