Sono migliaia (secondo alcune stime si arriva a seimila o addirittura a oltre settemila) i migranti della più grande carovana partita quest’anno dal confine meridionale del Messico, con l’obiettivo di arrivare alla frontiera con gli Stati Uniti. Si tratta di persone di varie nazionalità (venezuelani, cubani, haitiani, centroamericani), con numerose donne e bambini, in difficili condizioni umanitarie.
Attualmente si trovano nel municipio di Huixtla, nel Chiapas, circa 280 chilometri a nord della città di Tapachula, e qui sono stati raggiunti, come documenta l’agenzia Efe, da padre Heyman Vázquez, della chiesa di San Andrés Apóstol, che si trova a pochi metri dal confine con il Guatemala, che ha guidato ieri una veglia e una manifestazione, chiedendo al presidente dell’Istituto nazionale per le migrazioni (Inm), Francisco Garduño, di concedere loro, attraverso il Governo messicano, i documenti per proseguire il cammino.
“Era necessario e urgente avere una carovana di migranti per rendere visibile ciò che è così visibile e che non si vuole vedere, il dolore e la sofferenza dei migranti, perché il governo non vuole vederli”, ha detto il sacerdote che ha chiesto al Governo di “aprire il suo cuore”, poiché “non è possibile permettere a un gran numero di donne e bambini di camminare per chilometri e chilometri”. Quella in cammino è una delle poche carovane, partite da Tapachula, a non essere stata dispersa nel giro di poche ore. Alla frontiera meridionale si registra un flusso migratorio “senza precedenti” proveniente dalla regione, come ha avvertito l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim): fino a 16.000 migranti entrano in Messico dalla frontiera sud, secondo il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador.