Italiani nel mondo: Gentiloni (commissario Ue), “riflettere su cause e offrire incentivi per i rientri”. Su migranti “basta con la logica della paura e dell’emergenza”

“Spostarsi all’estero può essere un arricchimento personale e professionale. E la rete di italiani nel mondo rappresenta uno straordinario strumento di soft power del nostro paese.  Ma quando a quelle partenze non si accompagnano altrettanti ritorni, è un impoverimento del Paese e una sconfitta per tutti”: lo ha detto il commissario europeo per gli affari economici e monetari Paolo Gentiloni, in un video messaggio inviato oggi alla presentazione del Rapporto Italiani nel mondo 2023, a cura della Fondazione Migrantes. “Bisogna dunque riflettere sulle cause di questo fenomeno e sulle opportunità che l’Italia può offrire ai cittadini che vogliono rimanere a vivere in Italia o sugli incentivi per quanti desiderano tornare in patria e contribuire alla crescita economica e culturale del paese con la propria esperienza e le proprie capacità”, ha proseguito. Un dato che a suo avviso “è motivo di ottimismo”, un segnale “che forse qualcosa sta cambiando” è “il calo degli espatri negli ultimi due anni, nettamente inferiori rispetto a quanto si osservava fino al 2019. E l’aumento dei rimpatri dall’estero dei nostri connazionali. Meno italiani che lasciano l’Italia. Più italiani che decidono di rientrare”.
Un altro dato del rapporto messo in evidenza da Gentiloni è che gli stranieri residenti in Italia sono circa 5 milioni e “mentre il flusso degli italiani verso l’estero ha continuato a crescere, il numero di stranieri in Italia è pressoché immutato dal 2015, contrariamente a una certa narrazione e alla drammatizzazione del fenomeno migratorio verso il nostro Paese”. “L’Italia, anche per la posizione che occupa nel Mediterraneo, continuerà ad essere un punto di arrivo. La sfida dell’immigrazione va gestita con politiche strutturali e di lungo respiro, non con la logica dell’emergenza – ha sottolineato -. Questo, a mio avviso, passa dallo sviluppo di una vera politica dell’immigrazione a livello Ue, e da una nuova relazione tra l’Unione europea e il continente africano. La gestione dei flussi è necessaria, il salvataggio delle vite è un obbligo civile. Rinunciarvi offende l’Italia. Ma l’impegno comune europeo, al quale stiamo lavorando, ha come priorità la sostituzione delle migrazioni illegali gestite dai trafficanti con corridoi umanitari per i rifugiati. E con percorsi di immigrazione legale di cui l’economia italiana ha crescente bisogno. A livello Ue, si tratta inoltre di costruire un nuovo modello di inclusione negli stati membri, incentrato sull’istruzione, sulla formazione e sulla creazione di opportunità di lavoro”. “Basta con la logica della paura e dell’emergenza – ha concluso -. Faremo i conti a lungo con un fenomeno che possiamo e dobbiamo gestire con umanità e lungimiranza”.

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