Una messa in suffragio dei migranti deceduti è stata celebrata nel fine settimana a Ciudad Juárez lungo il Rio Bravo, alla frontiera tra Messico e Stati Uniti, alla presenza di alcune centinaia di persone. La città messicana si trova alla frontiera con lo Stato statunitense del Texas, di fronte alla città di El Paso. Nell’occasione, è stato denunciato che solo a Ciudad Juárez, sono stati registrati 76 decessi, compresi i 40 avvenuti nel centro di detenzione per immigrati, nel marzo scorso. Ma si tratta solo di una piccola parte dei decessi che si registrano lungo l’intera linea di frontiera.
“Sappiamo che 76 persone sono morte sul versante messicano, ma il fenomeno si è diffuso lungo tutto il confine, non solo qui a Ciudad Juárez. La scorsa settimana abbiamo calcolato che si parlava più o meno di 1.000-1.300 persone che hanno perso la vita sul versante messicano lungo tutto il confine”, ha dichiarato padre Francisco Bueno Guillén, direttore della Casa del Migrante. Il sacerdote ha inoltre sottolineato che molti di questi morti non sono stati riconosciuti e che “molti rimangono anonimi e non sappiamo quanti altri se ne possano aggiungere”.
Il vescovo di Ciudad Juárez, mons. José Torres Campos, ha evidenziato il fatto che le politiche migratorie attualmente in vigore non sono sufficienti a garantire il benessere degli esseri umani che devono cercare una vita migliore in nuovi orizzonti. “Spetta alle autorità garantire la vita di ogni persona, specialmente dei migranti, non sono numeri, sono persone, e dalla fede sono fratelli e sorelle, spetta alle autorità fare politiche ben regolate, sempre a favore della vita, a favore dei migranti”, ha affermato.