Almeno 41 bambini sono stati uccisi in Cisgiordania dall’escalation di violenza iniziata il 7 ottobre, mentre le vite di migliaia di minori continuano a essere stroncate dagli incessanti bombardamenti a Gaza. Lo afferma Save the children. Secondo il Ministero della Sanità, a Gaza sono stati uccisi 3.760 bambini, mentre i media israeliani riferiscono che in Israele ne sono stati uccisi 30. Anche la violenza legata ai coloni e ai conseguenti sfollamenti forzati è aumentata vertiginosamente, l’Onu ha segnalato una media di sette incidenti al giorno dal 7 ottobre, che hanno provocato vittime palestinesi o danni alle proprietà palestinesi, rispetto ai tre incidenti al giorno dall’inizio dell’anno. In Cisgiordania, almeno 111 famiglie, tra cui 356 bambini, sono state sfollate dall’inizio dell’escalation in corso. Dal 2022, quasi 2.000 palestinesi sono stati costretti a lasciare le proprie case a causa della violenza dei coloni: dal 7 ottobre c’è stato un aumento del 43% di questo fenomeno. La violenza si è estesa anche al campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, dove si sono registrati almeno 23.000 rifugiati. L’incidente più recente è avvenuto il 2 novembre durante un raid delle forze israeliane, dove cinque palestinesi sarebbero rimasti uccisi nel corso del sesto raid in due settimane a Jenin. “I bambini nei Territori palestinesi occupati sono sempre più coinvolti in un’orribile spirale di violenza, mentre il mondo sta a guardare – afferma Jason Lee, direttore di Save the children per i Territori palestinesi occupati -. L’impatto devastante del conflitto sui minori non è iniziato il 7 ottobre. La violenza e gli sfollamenti vanno avanti da anni e i bambini pagano il prezzo più alto per un conflitto a cui non partecipano. Già a settembre questo risultava l’anno col maggiore numero di minori morti in Cisgiordania, e ci stiamo avvicinando allo stesso numero in meno di un mese. Di volta in volta, i bambini vengono colpiti, rinchiusi, molestati. Tutto ciò deve finire. La comunità internazionale deve usare la sua influenza per garantire che il diritto internazionale sia rispettato, come è suo obbligo” .
Hasan (è un nome di fantasia), padre di quattro figli e membro dello staff di Save the Children, si trova con la sua famiglia in una struttura che ospita oltre 20.000 persone. Continua ad assistere altri civili colpiti nonostante le difficili circostanze. Racconta la sua esperienza di sfollato: “Sfollato significa che non ci sono né materassi né cuscini. Il tuo materasso è il pavimento o la tua macchina, e la tua fodera è un lenzuolo che è rimasto in un magazzino per anni, puzza di muffa e non c’è modo di lavarlo. Il tuo cuscino è l’unica borsa di vestiti con cui sei uscito di casa. Hai dolori costanti alla schiena e alle gambe perché dormi in posizioni scomode. Mal di stomaco e mal di gola per il freddo e mal di testa per l’ansia. Sfollato significa che non c’è più acqua. Non ti lavi le mani, non ti lavi i vestiti. Sfollato significa che non c’è acqua pulita da bere… potresti dover bere acqua contaminata, portatrice di malattie. E potresti anche morire per la sete o per aver bevuto l’acqua. Sfollato significa che quando vuoi andare in bagno devi aspettare in fila dietro a 600 persone finché non arriva il tuo turno. Quando finalmente sarà arrivato, ci saranno altre 500 persone a bussare alla porta per farti finire velocemente, tutto questo senza che ci sia, ovviamente, acqua nel bagno. Sfollato significa che non c’è cibo cotto, né pane, né altro cibo in generale, a eccezione di alcune scatole di formaggio, che puzzano per il caldo”.
“Sfollato – sottolinea – significa che alzi lo sguardo al cielo 30 volte al minuto, immaginando che accadrà un nuovo massacro e che le ultime notizie riguarderanno te e la tua famiglia”. Sfollato “significa oppressione, ansia, tensione, fame, sudore, angoscia, delusione, tristezza, oscurità, paura per i bambini, paura per la famiglia, paura per gli amici, paura per il futuro. Per favore, quando leggete la parola ‘sfollato’, riflettete su tutto questo”.