Sinodo: card. Hollerich, “non è necessario essere progressisti per essere sinodali. La sinodalità è per tutta la Chiesa”

(da Malta) “Non è necessario essere progressisti per essere sinodali. La Sinodalità è per tutta la Chiesa. Non riguarda solo una frangia liberale della Chiesa”. È il card. Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo, vicepresidente dei vescovi europei e relatore generale del Sinodo, a tracciare un bilancio del cammino sinodale finora percorso. Lo fa in un’intervista rilasciata alle agenzia di stampa Sir (italiana) e Kai (polacca) a Malta dove sta partecipando all’Assemblea plenaria del Ccee. Sui rischi di scisma e sulla prospettiva di una Chiesa sempre più divisa, il cardinale risponde con decisione: “No, questa è propaganda. È la propaganda di un piccolo gruppo che vuole far apparire la cosa così. Guardiamo a tutti i vescovi e a tutti i membri radunati in Sinodo. C’è tra loro una grande diversità. Posizioni molto diverse. E sono diverse per la cultura di appartenenza, per il continente di provenienza. Sono diverse perché qualcuno è più liberale e altri più conservatori. Ma tutti i paragrafi sono stati adottati con l’80 per cento dei voti. Non conosco nessun Parlamento – anche se il Sinodo non è un Parlamento – che ha un tale successo. La politica è molto più divisiva. Noi siamo riusciti ad avere un’unione di cuore nel Sinodo. Lo scopo non è di dividere ma di unire, camminare insieme. E se qualcuno non vuole camminare insieme, allora inventa l’idea di uno scisma”. Il card. Hollerich ritiene poi che ci saranno “sempre” quelli che sono delusi da aspettative che non hanno trovato una risposta. E spiega: “Abbiamo un gruppo di sinistra e un gruppo di destra. Il gruppo di sinistra pensa che il Sinodo avrebbe cambiato tutto, ma non è possibile anche perché il Sinodo non ha l’autorità di cambiare niente. E’ una consultazione per il Santo Padre. Il Sinodo ha poi un tema, “Per una Chiesa sinodale. Comunione, partecipazione, missione”. È chiaro che non possiamo parlare di tutto e cambiare tutto. E ci sono quelli che il Papa chiama gli “indietristi” che non vogliono camminare del tutto o vogliono camminare indietro. Ma noi vogliamo camminare avanti”. Sull’impatto che il Sinodo sta avendo nell’opinione pubblica, il cardinale riflette: “È chiaro che già la parola ‘sinodalità’ è complicata. Quando cerco di spiegarlo, dico semplicemente che il Sinodo riguarda la Chiesa e come stare insieme nella Chiesa e questo la gente lo capisce. Credo che la grande prova della sinodalità, sarà l’esperienza che della sinodalità si farà alla base. Se la sinodalità non si sperimenta nelle piccole comunità, nelle parrocchie, se viene vissuta o discussa solo nelle sfere più alte della Chiesa, sarà solo ‘maquillage’. È proprio questo ora è il compito dei vescovi. Allo stesso tempo credo che non dobbiamo nemmeno aspettare che tutto cambi da un momento all’altro. Si tratta di cambiamenti profondi che richiederanno tempo, ma abbiamo bisogno di una visione chiara di ciò che Dio vuole per la Chiesa e poi una volontà ferma di attuarlo. Non abbiamo mai avuto una risposta così numerosa da tutte le Chiese. Questo è positivo ma non basta. Dobbiamo andare avanti”.

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