“Ogni guerra è sempre una sconfitta, poiché tutte seminano morte e distruzione, alimentando sentimenti di rivincita e di vendetta”. A ribadirlo è il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, in un’intervista esclusiva che verrà pubblicata sul numero di dicembre di “Tracce”, rivista internazionale di Comunicazione e Liberazione, e di cui sono stati anticipati oggi alcuni passaggi. “Non vi sono guerre giuste e guerre sbagliate”, argomenta il cardinale, precisando che “il giudizio negativo sulla guerra non preclude il diritto alla legittima difesa della parte aggredita in un conflitto”. Tale diritto, tuttavia, “deve essere teso anzitutto a salvaguardare la vita di chi ha subìto l’aggressione e deve sempre essere proporzionata all’offesa ricevuta”. “La soluzione ‘due popoli-due Stati’ è la soluzione politica più urgente da percorrere, non appena le condizioni lo permettano, perché risponde alla legittima aspirazione degli israeliani e dei palestinesi: avere una propria nazione e vivere fianco a fianco in pace, sicurezza e stabilità”, la tesi di Parolin, che prosegue: “Naturalmente ciò non può essere improvvisato. C’è bisogno sia di un quadro normativo chiaro che entrambe le parti devono rispettare, come anche gli Accordi di Oslo cercavano di promuovere, ma anche della fiducia reciproca, che purtroppo ora è ai minimi storici, se non azzerata completamente”. “Ora più che mai la liberazione di tutti gli ostaggi e il cessate il fuoco potrebbe aiutare a che la situazione non precipiti ulteriormente, scongiurando un allargamento del conflitto che lo renderebbe ancor più inaccettabile”, il riferimento alla tregua attuale tra Hamas e Israele: “Questa grande sofferenza certamente renderà molto difficile qualsiasi negoziato, qualsiasi soluzione. Ma se si potesse ripartire dal concetto della sacralità della vita, allora si potrebbe recuperare il senso dell’umanità e della fraternità necessaria”.