Il primo rapporto generale dell’Osservatorio del Consiglio d’Europa sull’insegnamento della storia in Europa (Ohte), pubblicato oggi a Strasburgo, evidenzia le preoccupazioni degli insegnanti secondo cui il tempo limitato dedicato alla materia, il sovraccarico dei programmi e le “pressioni sull’insegnamento” rappresentano i maggiori ostacoli all’insegnamento stesso della storia in Europa. Il rapporto, presentato alla terza conferenza annuale dell’Ohte, “Insegnare la storia: insegnare la pace?”, presenta un quadro di come la storia venga insegnata nei sedici paesi membri dell’Osservatorio, toccando fra l’altro aspetti come le pratiche in classe, il posto della storia nei sistemi educativi, i libri di testo e altre risorse educative, le dinamiche didattiche, i risultati dell’apprendimento.
Il presidente del consiglio di amministrazione dell’Ohte Alain Lamassoure ha sottolineato: “Ci rivolgiamo alla storia per comprendere il presente e come esso può influenzare il futuro. Ma la storia può anche essere manipolata con gravi conseguenze per i diritti umani e la democrazia. Oggi dobbiamo chiederci: come sono preparati i giovani in Europa a conoscere la storia? Le loro origini? L’Osservatorio è nato dall’esigenza di ogni Paese di sapere come rispondere alle nuove circostanze, al flusso costante di cambiamento in un mondo complesso”.
I 15 risultati chiave del rapporto mostrano che la storia viene insegnata dalla scuola primaria in poi e che nella maggior parte degli Stati le lezioni di storia includono l’insegnamento delle vicende delle minoranze nazionali, ma meno della metà menziona esplicitamente la dimensione europea.
Libri di testo, appunti degli insegnanti e contenuti storici sul web approvati dalle autorità educative rimangono le risorse educative più utilizzate, mentre i meno utilizzati sono i videogiochi, le visite a eventi locali, i romanzi storici e i fumetti.
“Imparare e ricordare fatti, date e processi storici è stato visto dagli educatori come meno rilevante rispetto al pensiero storico e alla convivenza in diverse società democratiche”.
Gli insegnanti vorrebbero ricevere una maggiore formazione, soprattutto nell’uso delle tecnologie dell’informazione, di risorse didattiche innovative e di competenze di pensiero storico. Tuttavia, anche quando tale formazione veniva offerta e incoraggiata dallo Stato, le sessioni sono state spesso scarsamente frequentate.