“Il lavoro buono, quello su cui si fonda la nostra Repubblica, non può più aspettare”. Così il presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia, ha commentato la decisione del Governo di respingere un emendamento delle opposizioni e, al tempo stesso, rimandare la discussione in aula al 4 dicembre prossimo, su una proposta di legge sul salario minimo che aveva messo d’accordo le forze politiche attualmente all’opposizione. “Ci preoccupa il fatto che il Parlamento venga sistematicamente privato delle sue funzioni – ha continuato Manfredonia – e soprattutto ci preoccupa che si stia di nuovo rimandando la discussione su un provvedimento urgente, in un momento delicatissimo dove crescono sempre di più i lavoratori che non ricevono uno stipendio in grado di garantire una vita libera e dignitosa a loro e alle loro famiglie”.
“Per affrontare questa urgenza – conclude la nota della Acli – non basta solo il salario minimo, ma certamente è una misura centrale che ci chiede la stessa Unione europea con il Pilastro europeo dei diritti sociali. Rimandare a percorsi pluriennali o, peggio, a misure discriminatorie non aiuta ad affrontare la realtà e non aiuta neanche il Paese e tante aziende specie nel mondo dei servizi a concorrere sulla base della qualità e non delle scappatoie e di un economia di disservizi”.