Non un unico fattore scatenante, ma un mix esplosivo che porta ad un vero e proprio cortocircuito. C’è questo, spiega in un’intervista al Sir lo psichiatra Tonino Cantelmi, direttore sanitario dell’Istituto don Guanella di Roma e presidente dell’Itci (Istituto di terapia cognitivo interpersonale), alla base dell’orribile uccisione di Giulia Cecchettin, dopo la quale il tema della violenza maschile sulle donne sembra essere davvero entrato nel dibattito pubblico. C’è chi parla di cultura patriarcale, di un raptus di follia, di un mostro mimetizzato all’interno di un’apparente normalità. Per Cantelmi il vero problema è la fragilità della figura maschile.
“Non credo si possa ridurre ad un fatto culturale – spiega -; qui – come in molti casi analoghi – si è verificato un corto circuito. Esiste una profonda fragilità maschile, che cortocircuita nell’aggressività e nella violenza come unico rimedio al senso di impotenza. Un processo complesso, legato soprattutto all’immaturità relazionale, ossia all’incapacità di relazioni autentiche, il vero tema centrale di questo inizio di terzo millennio. La clamorosa e drammatica fragilità del maschile, legata anche al crollo di modelli culturali rassicuranti, si fonde con la grande crisi della relazione interpersonale che oggi caratterizza ogni ambito del vivere”. Una fragilità che nasce dalla “progressiva erosione, se non eclissi, della figura paterna”, che ha fatto venire meno “la trasmissione dei modelli autenticamente maschili, indispensabile per la formazione di un’identità maschile equilibrata e compiuta”. A questo si aggiunge il grado di libertà, istruzione, emancipazione raggiunto dalla donna; Giulia è stata non a caso uccisa alla vigilia della laurea dall’ex fidanzato rimasto indietro negli studi. Cantelmi parla di “mutazione genetica” all’interno dell’universo femminile, di “traguardi conseguiti in tempi brevi con cui molti uomini non hanno ancora imparato a fare i conti”. Per un maschio fragile, “una donna risolta e assertiva può essere percepita come antagonista, ‘aggressiva’ o addirittura ‘minacciosa’. Un aspetto di competizione maschile – conclude lo psichiatra – che mi sembra evidente anche in questa vicenda: la frustrazione di fronte alla brillante carriera accademica di Giulia che fa sentire il suo ex fidanzato inadeguato; da qui, oltre che per l’abbandono, la sua violenza distruttiva”.