Sono complessivamente 664 gli iscritti, al momento, alla Scuola dei ministeri che ha preso il via, contemporaneamente, nelle quattro sedi dislocate sul territorio diocesano di Lamezia Terme: Lamezia Terme (400); Acconia (101); Nocera Terinese (71); Soveria Mannelli (92).
“La Scuola dei ministeri – ha detto il vescovo, mons. Serafino Parisi – risponde a una necessità di questa Chiesa diocesana e di tutta la Chiesa ma risponde anche ad un’idea che ho sempre avuto e, sia da parroco sia da responsabile del settore biblico dell’Ufficio catechistico e direttore dell’Ufficio catechistico della mia diocesi di origine, ho sempre portato avanti, cioè l’approfondimento della Sacra Scrittura e la conoscenza dei temi fondamentali della nostra fede cristiana, storicamente determinatasi nella forma cattolica, per arrivare alla consapevolezza della scelta che facciamo e del servizio che siamo chiamati a rendere nella storia, sia a portata popolare”.
“Popolare – ha aggiunto mons. Parisi – non vuol dire di basso livello. Popolare vuol dire alto impegno, però diffuso. Ho pensato a questa cosa riflettendo su una delle prime traduzioni della Bibbia in latino. C’era la cosiddetta Vetus Latina o Itala che era molto antica e poi subito dopo venne la Vulgata di San Girolamo che l’ha voluta chiamare vulgata, cioè popolare. Vulgata viene da volgo che non ha un’accezione negativa ma ha, invece, la connotazione del nostro essere Chiesa. Immaginate la Bibbia scritta in ebraico, in aramaico in alcune parti e in greco, sarebbe stata patrimonio soltanto per alcuni specialisti e basta. Invece, all’epoca, il latino era la lingua comune. Ed allora San Girolamo tradusse tutta la Scrittura in latino dall’ebraico, dall’aramaico, dal greco utilizzando anche traduzioni che c’erano prima, per consegnare la Sacra Scrittura a tutti”.
“Quando il Concilio Vaticano II – ha sottolineato il vescovo – ha parlato del Mistero della Chiesa e ha detto che, in un certo senso, bisognava capovolgere quella piramide con uno che stava sopra e tutti gli altri come i sudditi sotto, ha usato questa categoria già nota all’interno della Bibbia che era la parola ‘laos’, da dove viene laicos, cioè laico, e laos vuol dire popolo: la Chiesa popolo di Dio, popolo dei credenti, popolo dei battezzati. Quindi, quando diciamo Vulgata, ci inseriamo nell’intenzione di San Girolamo che voleva che la Bibbia smettesse di essere patrimonio di pochi per essere messa nelle mani di tutti i credenti. Cioè, una scelta popolare. Questa è stata l’intuizione, la volontà, la determinazione e il progetto di San Girolamo”.