Almeno 6.000 bambini sono stati uccisi a Gaza dall’inizio dell’escalation, secondo il ministero della Sanità di Gaza. Ma, considerando le difficoltà nel raccogliere e verificare i dati sulle vittime dall’11 novembre a causa dell’interruzione delle comunicazioni e dei servizi negli ospedali di Gaza, il bilancio è probabilmente più alto. Lo sottolinea oggi Save the Children, ricordando che risultano dispersi altri 4.400 bambini, probabilmente sepolti sotto le macerie. 58 bambini sono stati uccisi in Cisgiordania, 33 in Israele e secondo quanto riportato dai media israeliani 36 bambini sarebbero tra gli ostaggi a Gaza. Alla vigilia dell’incontro del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per discutere l’escalation di violenza nei Territori palestinesi occupati e in Israele, l’Ong sottolinea “come il mancato accordo da parte della comunità internazionale su un cessate il fuoco stia costando migliaia di vite”.
“L’attuale pausa nei combattimenti – oltre al rilascio di 58 ostaggi da Gaza e di 117 donne e bambini palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, tra cui 87 minorenni – ha consentito alle organizzazioni umanitarie di portare aiuti e carburante nel sud di Gaza ma al nord non arrivano aiuti sufficienti, i civili rimangono tagliati fuori dalle forniture di elettricità, cibo e acqua e tutti gli ospedali sono fuori servizio”, denuncia Save the Children, evidenziando che “questa breve pausa finirà mercoledì e, senza un cessate il fuoco, i bambini di Gaza saranno lasciati a vivere ancora una volta in un incubo”.
“Se il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non riesce a mantenere il suo mandato di promuovere la pace, la sicurezza e il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale, allora il sistema sta fallendo. I bambini hanno diritto all’accesso umanitario e alla protezione, con o senza una risoluzione. Quando il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite chiede che questi diritti siano rispettati, e continua a non succedere nulla, allora l’ordine globale basato sulle regole non sta rendendo giustizia a quei bambini”, ha affermato Jason Lee, direttore di Save the Children nei Territori palestinesi occupati, aggiungendo: “Quante vite dovranno essere perse – bambini, civili, personale umanitario – prima che la comunità internazionale si faccia avanti e adempia ai propri obblighi legali, diplomatici e morali per proteggere i civili dalle morse del conflitto? La comunità internazionale non può più restare a guardare mentre i diritti dell’infanzia continuano a essere gravemente violati. Il costo dell’inerzia si misurerà in termini di vite di bambini perse e del loro futuro rubato”.
Per questo, Save the Children chiede un cessate il fuoco immediato e duraturo e la protezione dei bambini e dei civili. Tutte le parti in conflitto e la comunità internazionale devono rispettare i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario.