Solidarietà: CSVnet, il 64% delle persone immigrate fa volontariato

Il 64,3% delle persone di origine straniera svolge abitualmente attività di volontariato, mettendo a disposizione degli altri sia il proprio tempo che le risorse e le competenze di cui dispongono. È quanto risulta dall’indagine “Partecipo quindi dono. L’impegno solidale delle persone di origine immigrata oltre la pandemia”, l’indagine realizzata dal Centro studi Medì di Genova e promossa da CSVnet (la rete di Centri di servizio per il volontariato) sulle varie forme di solidarietà messe in campo dai cittadini stranieri nel nostro Paese su un campione di 330 persone.
A tre anni dalla precedente indagine, pubblicata nel 2020, il nuovo rapporto, curato da Maurizio Ambrosini (Università di Milano) e Deborah Erminio (Università di Genova, Centro studi Medì), arricchisce di ulteriori dettagli le forme di attivismo che coinvolgono persone o gruppi di origine immigrata, a partire dalla pandemia e dall’accoglienza dei profughi ucraini nel 2022, da cui sono scaturite ulteriori prove di questa capacità di attivazione. Una novità rispetto alla ricerca precedente è la capacità riscontrata in queste persone di aggregarsi in forme associative più o meno organizzate.
Il campione di 330 persone è rappresentativo di uomini e donne che vivono nel nostro Paese da oltre 20 anni e che sono in larga parte integrati (il 64% ha creato qui una famiglia). Inoltre, la fotografia scattata dai principali dati dell’indagine ci dice che tra le persone interpellate il 52% è cittadino italiano, il 59% è donna e il 52% è laureato. L’età media del campione è di 43 anni, mentre il 42% conferma di avere un lavoro stabile.
I dati che descrivono più da vicino l’impegno solidale di queste persone, ci rivelano che il 64,3% di loro svolge abitualmente attività di volontariato, mettendo a disposizione degli altri sia il proprio tempo che le risorse e le competenze di cui dispongono. Un impegno che è stato definito dai ricercatori “solidarietà multidirezionale”. Le loro donazioni, infatti, non sono rivolte solo ai propri connazionali ma anche agli italiani, né sono destinate esclusivamente ai rispettivi Paesi di origine, ma tentano di rispondere ad esigenze e problematiche presenti nella comunità in cui si sono stabiliti.
Nello specifico, il 40% ha partecipato a collette a favore di persone bisognose in Italia; il 19,7% ha partecipato a raccolte fondi in Italia, mentre il 18,2% ha inviato denaro per aiutare le persone nel paese di origine. Il 15,4% ha invece partecipato a raccolte di materiale sanitario durante l’emergenza Covid-19.

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