“Qui è in gioco la vita della persone. Per farmi ascoltare dal Comune di Roma ho invocato anche l’intervento di Papa Francesco e del presidente Mattarella: non so più come e a chi dirlo”, dichiara Luigi Vittorio Berliri, presidente di Casa Al Plurale, coordinamento delle case-famiglia di Roma, una sessantina di realtà con storie, tradizioni e approcci differenti che oggi accolgono 705 minori in stato di abbandono, 189 mamme con bambini in situazioni di grave fragilità sociale, 127 persone con lieve disabilità e 319 disabili gravi.
In questi giorni Roma Capitale sta predisponendo il bilancio. “Chiediamo con forza di – aggiunge Berliri – di stanziare quanto necessario: occorrono 11 milioni di euro; e sono calcoli fatti dalla stessa Direzione generale di Roma Capitale. Facciamo i conti assieme, in modo trasparente davanti alla città”. Casa al Plurale, infatti, i “conti” li ha già resi pubblici da tempo e ogni mese provvede ad aggiornarli: sul sito www.casaalplurale.org sono disponibili nel report “Quanto costa una casa famiglia?”. Senza l’adeguamento delle tariffe, prima o poi queste case famiglia per persone con disabilità, minori e donne in difficoltà saranno costrette a chiudere e alcune già hanno deliberato di farlo: è il caso della struttura gestita dall’associazione “Nuova Scuola Serena”, aderente al coordinamento Casa al Plurale. Così, infatti, scrive tra l’altro la presidente dall’associazione “Nuova Scuola Serena”, Claude Wotzkin, a Berliri: “Caro Luigi Vittorio, dopo tanti sacrifici, tante parole e tante energie spese sono arrivata alla terribile conclusione che ormai non siamo più in grado di sostenere le spese di una delle due case famiglia da noi gestite, ossia Casa Ferrazza”. “Lo dico col cuore in mano perché consideriamo gli ospiti come dei famigliari, e non come degli ‘utenti’. Li abbiamo visti crescere, li abbiamo curati, e alcuni li stiamo vedendo invecchiare”. “E ora cosa penseranno i ragazzi di noi? Che li abbiamo abbandonati!”. “E poi arrivano tutti gli altri pensieri, per primo quello per gli operatori. Già, siamo a questo punto. E non credo sia possibile ravvedersi da una decisione simile, meno che mai se non abbiamo speranza circa gli aumenti delle rette necessari e inderogabili.
Sì, perché è proprio questa mancanza grave, dovuta per legge – non per cortesia o per concessione di qualcuno – che ci costringe a lasciare la casa famiglia. Doversi ritrovare dopo oltre 20 anni di lavoro costretti a mollare perché lo stato (o un ente pubblico) è il primo a non rispettare le leggi è triste. È grottesco. È drammatico. È spaventoso”.
Casa al Plurale torna a chiedere un incontro pubblico con il sindaco, a cui possono partecipare giornalisti, ospiti delle case famiglia, associazioni. “Infine una domanda: chi abbandona chi? Non è forse la città ad abbandonare queste persone?” conclude Berliri.