Messico: vescovi contro legalizzazione eutanasia e suicidio assistito: “Togliere la vita non è atto di compassione, ma gesto di abbandono”

“Non è “lecito procurare l’eutanasia che elimina la vita di una persona”, né è “lecito compiere atti legislativi o giudiziari che tentino di legittimare un atto intrinsecamente contrario al rispetto della vita umana come dono di Dio”. Lo scrive, in una nota della Conferenza episcopale messicana (Cem), mons. Jesús José Herrera Quiñónez, vescovo di Culiacán e responsabile della Dimensione episcopale della vita della Cem, secondo il quale “togliere la vita a un’altra persona, più che un atto di compassione, è un gesto di abbandono, quindi l’eutanasia è sempre un attacco alla dignità della persona”. L’intervento fa seguito alla presentazione, da parte di diversi parlamentari dei partiti politici Morena, Movimiento Ciudadano, Pri e Prd, di una proposta di legge per prevedere “la morte con dignità e senza dolore” all’interno della Legge generale sulla salute che introduce le possibilità dell’eutanasia e del suicidio assistito.
Il presule sottolinea che la vera compassione implica “soffrire con”, e cercare il “bene oggettivo dell’altro, e non la sua eliminazione, come avviene nell’eutanasia”, attraverso la quale si “elimina già ogni speranza, e senza di essa l’essere umano perde il senso della vita. La chiave è capire la differenza tra ‘causare la morte’ (uccidere) e ‘permettere la morte’ (accettare la sua fine naturale)”, senza, dunque, accanimento terapeutico, aggiunge il messaggio. Mons. Herrera Quiñóne, infine, esorta “i decisori delle autorità pubbliche a indirizzare i loro sforzi per fornire mezzi palliativi per affrontare il dolore della malattia, senza mai aprire la porta ad azioni che tolgono direttamente la vita a un essere umano, che lo chieda o meno. Non sarà mai etico usare il dolore o parlare di libertà nella sofferenza per togliere o strappare la vita”.

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