(da Verona) “La democrazia va costruita ovunque, continuamente. Se non lavoriamo a questa costruzione, si atrofizza”. Lo ha affermato oggi pomeriggio Ernesto Preziosi, presidente del Centro di ricerca Studi storici e sociali (Cerses), intervenuto oggi pomeriggio al panel “Da Camaldoli a Trieste: una riflessione sulla crisi e sui fondamenti morali della democrazia” nell’ambito della seconda giornata della XIII edizione del Festival della Dottrina sociale della Chiesa che si terrà fino al 26 novembre presso il Palaexpo Verona Fiere sul tema “Socialmente liberi”.
“Siamo in un tornante della storia, serve il coraggio di fare scelte nuove”, ha ammonito, precisando che “avere coraggio non è di poco conto”. Per Preziosi, serve “l’intelligenza politica della realtà”; “la democrazia si è logorata, a volte è vittima della pratica stessa”. Il direttore del Cerses si è soffermato sulla “fragilità strutturale dei partiti”: su questi temi – ha detto – “non possiamo più ragionare se non in chiave europea”. E se “la democrazia del XXI secolo è una sfida che abbiamo davanti a noi”, “come cristiani siamo chiamati a dare un contributo”. Però “stiamo facendo fatica a trovare un pensiero politico, anche tra di noi. Eppure è centrale”, ha rilevato Preziosi: “Se avessimo un po’ di unità tra credenti su alcuni visione anche l’impegno per il bene comune avrebbe un altro tipo di valore”. Il presidente del Cerses ha anche evidenziato la necessità per le associazioni cattoliche di “lavorare per una formazione diffusa” per “un’alfabetizzazione fondamentale in chiave democratica”. Prima di lui, don Renzo Beghini, presidente della Fondazione Toniolo di Verona e docente alla Facoltà Teologica del Triveneto e all’Università Cattolica di Milano, riproponendo il pensiero di Jacob Brennan si era chiesto a proposito di democrazia: “Che cosa è meglio avere come governo per il Paese? Che funzioni o che abbia un consenso più esteso possibile?”. “Oggi su tutti i temi – dalla famiglia all’ambiente – ci troviamo di fronte a culture diverse. Se non riusciamo più ad incidere, soprattutto sotto il profilo del costume e delle cultura, la democrazia rischia una deriva alla funzionalità. E questo è un pericolo”.