(da Verona) “Una legge sul suicidio assistito e sull’eutanasia dà un giudizio di disvalore ai fragili, che si sentono privi di valore. Al contrario le cure palliative dicono alle persone ‘tu sei sempre un valore’”. Lo ha affermato questa mattina Domenico Menorello, coordinatore della Pubblica agenda “Ditelo sui Tetti” e componente del Comitato nazionale per la bioetica, intervenendo al panel “Aiutare a vivere o a morire? Dalla parte dei più fragili con assistenza domiciliare e cure palliative” nella seconda giornata della XIII edizione del Festival della Dottrina sociale della Chiesa che si terrà fino al 26 novembre presso il Palaexpo Verona Fiere sul tema “Socialmente liberi”.
“Servono leggi che introducono il suicidio assistito e l’eutanasia in Italia?”, l’interrogativo posto da Menorello, ricordando che “una legge non è solo lasciar fare, e di questa consapevolezza ne abbiamo perse le tracce”. “Tommaso d’Aquino – ha proseguito – ci ricorda che la legge è l’indicazione di un bene da parte di chi guida la comunità”. Per cui, sul fine vita, “non è in gioco la libertà, è in gioco che cosa la legge indichi come bene. Le leggi sul fine vita ci dicono che la vita vale solo se è capace di autodeterminazione. Ciò significherebbe che quando c’è meno autodeterminazione la vita vale meno. Se quello dell’autodeterminazione è l’unico parametro, quando questa viene meno la legge di fatto dice che la tua legge non vale”. Menorello ha poi indicato il bivio: “La cura o l’abbandono e lo scarto, davanti ai quali il sistema sanitario deve scegliere, sono due scelte antropologiche diverse. Questo è il problema che deve porsi il legislatore”. “Le cure palliative e l’assistenza h24 non sono tecnicismi, è affermare che la vita ha sempre un valore”, ha evidenziato.