(da Verona) “La democrazia non è un algoritmo, non è uno schema. È empatia, è pathos. È necessaria una propulsione culturale della cultura libera, disinteressata. E oggi la stiamo mercificando”. Lo ha affermato oggi pomeriggio Francesco Bonini, rettore della Libera università Maria Ss. Assunta di Roma, intervenuto oggi pomeriggio al panel “Da Camaldoli a Trieste: una riflessione sulla crisi e sui fondamenti morali della democrazia” nell’ambito della seconda giornata della XIII edizione del Festival della Dottrina sociale della Chiesa che si terrà fino al 26 novembre presso il Palaexpo Verona Fiere sul tema “Socialmente liberi”.
Dopo aver ricordato i cinque passaggi, non solo italiani, che hanno caratterizzato l’evoluzione della democrazia, dal Codice di Camaldoli alle crisi degli anni recenti (quella economico-finanziaria del 2007, la pandemia, le guerre nei corridoi dello spazio globalizzato) passando per il tentativo di “esportare la democrazia” messo in atto all’inizio del nuovo millennio, Bonini ha elencato alcune sfide attuali e questioni su cui si costruisce egemonia cultura: “energia e democrazia”, con “la questione della crescita la cui propulsione non può non essere globale”; “clima e democrazia”, come “conseguenza della prima questione”; “cultura e democrazia”; “beni comuni e bene comune”, con “i primi non sempre finalizzati al secondo”; e “demografia”, che ha un “legame sostanziale con democrazia”.
Interrogandosi su quale sia “il contributo che la Chiesa e i cattolici possono dare”, il rettore ha ricordato che “non c’è nessuna necessità teologica che ci sia un impegno organizzato dei cattolici per il bene comune”. “Senza una dimensione di principi e di tensione etica – ha ammonito – la democrazia non esiste, è totalitarismo aperto o subdolo”. Per questo, ha proseguito, “dobbiamo lavorare per una democrazia in cui tutti si riconoscono ma non dobbiamo abbandonare la dialettica sui fondamenti dei diritti per tutti”. Servono “risposte nuove, intellegibili e almeno minimamente agonistiche”, l’esortazione di Bonini: “Se no saremo condannati all’irrilevanza e usciremo dalla storia”.