(da Verona) “Dal 24 febbraio 2022 è cambiato il mondo anche per noi; i russi erano devastati, scioccati. Tenere insieme la collaborazione non è stato semplice, la pressione da fuori è aumentata da diverse parti per escludere i russi. Ma ci siamo riusciti, la differenza l’hanno fatta le persone coinvolte, in altre situazioni non è andata così bene. Cosa accadrà nel futuro non è ancora chiaro, quale sarà l’impatto a lungo termine non lo riusciamo ad immaginare”. Lo ha affermato oggi pomeriggio Stefan Schoenert, della Technische Universität München, durante il panel “Costruire relazioni di pace con la ricerca scientifica” nella prima giornata della XIII edizione del Festival della Dottrina sociale della Chiesa che si terrà fino al 26 novembre presso il Palaexpo Verona Fiere sul tema “Socialmente liberi”.
Raccontando la sua esperienza prima al Cern di Ginevra e poi al Gran Sasso, lo scienziato ha parlato di “centri internazionali eccezionali, nei quali abbiamo un goal comune. Sappiamo che non possiamo fare le cose da soli, serve un gruppo forte e competente. Questo crea stima reciproca, rispetto e fiducia”. Parlando del lavoro quotidiano, Schoenert ha spiegato che “non c’entra la provenienza o la religione, lavorare insieme è naturale. Ed è anche un po’ un privilegio”. “I nostri risultati – ha proseguito – vengono condivisi con tutta la comunità scientifica e siamo orgogliosi che gli altri guardino con attenzione il nostro lavoro”. “Avvertiamo la responsabilità di utilizzare connessioni con la persone anche in momenti di crisi, come quella attuale”. “Guidati semplicemente dalla curiosità”, ha notato lo scienziato, è naturale “creare relazioni pacifiche”. Per questo, “speriamo torni la pace” in Europa. “La guerra – ha spiegato – blocca la possibilità di conoscere, la ricerca almeno nel mio campo soffrirà”. Per Schoenert, “nella ricerca scientifica le cose che uniscono sono i semi per la pace; l’obiettivo è solo la conoscenza, il senso di meraviglia e stupore ha un potenziale enorme per contribuire alla pace”. “Smontiamo il mito che gli scienziati siano tutti geni, in realtà – ha concluso – la maggior parte di noi siamo persone normali”.