“Non è possibile separare la sicurezza climatica ambientale dalla pace, che è sicurezza spirituale, fisica e intellettuale in questa delicata fase storica. Oggi, le priorità dei leader religiosi sono cambiate, dopo che i loro sermoni si sono concentrati sulla fratellanza, sul dialogo, sul rifiuto del fanatismo e sulla ricerca di un terreno comune tra le loro convinzioni, e questo è un percorso che deve continuare, ma sono diventati più preoccupati di mettere in guardia contro pericolo imminente del cambiamento climatico. Perché sanno che suona il campanello d’allarme sulla necessità di un’azione seria e decisiva per combattere i pericoli del cambiamento climatico e per proteggere il futuro dell’umanità da questo pericolo reale”. Così l’imam della Moschea al Jamila al Gran Cancelliere di Palermo, sheyk Badri Al Madani, intervendo a Monreale, presso l’abbazia San Martino delle Scale, all’incontro su “Clima e COP28”, promosso dalla Fondazione Dusmet, riunendo religioni, tecnici e ordini professionali. Citando ripetutamente papa Francesco, l’imam ha ribadito che “anche l’Islam considera la preservazione e la protezione del clima e dell’ambiente un dovere religioso: le religioni, nei loro testi e insegnamenti, attribuiscono grande importanza alla preservazione del pianeta Terra e di tutte le sue creature, perché sono tra le creazioni del Creatore e le Sue benedizioni sugli esseri umani”.
All’evento monrealese hanno preso parte anche: Paolo Patricolo, vicario per la Sicilia dell’arcidiocesi ortodossa Italia del Patriarcato di Costantinopoli, e padre Martinian Epure della Chiesa ortodossa romena. Collegati online Mustafa Ceric, grand mufti di Bosnia e Herzegovina, Ivan Ivanov, della Chiesa ortodossa Bulgara e Cesare Moscati, rabbino capo di Napoli. Da quest’ultimo l’invito ad interrogarsi sull’eredità che la nostra generazione lascerà a chi verrà dopo e a “piantare alberi per i nostri nipoti con la gratitudine che dobbiamo a chi, generazioni prima, li ha piantati per noi permettendoci oggi di godere dei loro frutti”.