“Un luogo di incontro e di fraternità, nel quale chi è affaticato e oppresso può rigenerarsi, può respirare la bellezza della natura e il fascino del silenzio, può dare forma alla ricerca di Dio e ritrovare la via per riprendere il cammino”. Così il Papa ha definito la Fraternità di Romena (Arezzo) e il Gruppo Naìn, i cui membri sono stati ricevuti oggi in udienza. “La vita è troppo corta per essere egoisti”, il monito di Francesco sulla scorta del fondatore: “Non perdete mai questo spirito, anzi, lavorate sempre per coltivare questo stile di apertura e di accoglienza, per continuare ad essere un’oasi di libertà, che esprime l’amore infinito e gratuito di Dio per ogni creatura”, l’invito. “La cura delle ferite: questo è al cuore dell’agire di Gesù e voi, a Romena, cercate di seguirne le orme”, ha proseguito Francesco, che a proposito del dramma della perdita di un figlio ha affermato: “È un dolore immenso, inconsolabile, che mai dev’essere banalizzato da parole vuote e risposte superficiali; si tratta invece di saper piangere insieme e di portare insieme il grido del proprio dolore a Gesù che, nella piccola città di Nain, sentì compassione per una madre vedova che aveva perduto il figlio”. “Questa è una vocazione propria di Romena”, ha osservato il Papa, secondo il quale “Romena ci ricorda questo: essere cristiani significa prendersi cura di chi è ferito e di chi è nel dolore, per accendere piccole luci laddove sembra essere tutto perduto”.