Costruire una società più giusta e inclusiva proseguendo il lavoro di Raoul Follereau, della cui nascita ricorre quest’anno il 120° anniversario, è uno degli obiettivi perseguiti da Aifo (Associazione italiana Amici di Raoul Follereau) nel mondo. Grazie all’impegno continuo e coordinato di individui, comunità, organizzazioni e istituzioni è possibile abbattere le barriere che impediscono a persone vulnerabili e con disabilità la piena partecipazione nella società. Sarà questo il tema al centro dell’evento di Aifo – “Diventare speranza. Dai valori di Follereau all’azione” – in programma sabato 25 novembre, alle ore 18, presso Forma Spazio a Roma.
L’evento sarà l’occasione per parlare dell’impegno di Aifo per l’inclusione e presentare due importanti progetti di Aifo: “DICoo1”, il progetto “Disabilità, inclusione, cooperazione”, la prima scuola di formazione professionale mediterranea per la cooperazione inclusiva con persone con e senza disabilità, e la ricerca partecipata emancipatoria sui migranti di ritorno forzato in Tunisia, realizzata nell’ambito del progetto “Indimej – Azione per l’inclusione economica e sociale dei giovani e delle donne in Tunisia” e condotta con il coinvolgimento di persone emigrate e rientrate forzatamente in Tunisia.
“Aifo è lieta di aver potuto dar voce, con questi progetti realizzati in rete con altre organizzazioni, a persone fragili e vulnerabili e a migranti di ritorno forzato in Tunisia con il loro vissuto nella complessità delle dinamiche migratorie. Il confronto con le loro esperienze permette di trovare una strada comune per dare risposte e azioni degne di una società globale e inclusiva. Questo è ciò che abbiamo imparato a fare quotidianamente seguendo i valori del nostro ispiratore Raoul Follereau”, dichiara Antonio Lissoni, presidente di Aifo.
Promosso dalla Rete italiana disabilità e sviluppo (Rids), di cui fa parte anche Aifo, il progetto DICoo1 coinvolge Croazia, Italia, Marocco e Tunisia, con l’obiettivo di formare 24 persone con disabilità come esperti junior nel campo della cooperazione internazionale e dell’emergenza. Il percorso di formazione si baserà su una metodologia innovativa centrata sul “cooperative learning” e su metodi di educazione non formale con visite sul campo, role play, simulazioni e ludo-pedagogia.
Per quanto riguarda “Indimej”, la ricerca di Aifo, che ha coinvolto 73 persone rimpatriate, ha preso in esame quattro temi principali relativi le barriere incontrare al rientro in Tunisia: difficoltà lavorative, difficoltà psicologiche, mediocrità dei servizi pubblici, assenza di politiche statali per il reintegro dei migranti di ritorno. “Affrontare difficoltà psicologiche al ritorno sembra essere un problema comune a quasi tutti i migranti di ritorno. I sintomi principali sono ritiro, stress, apatia, disturbi del sonno, suscettibilità. Alla base di questi sentimenti, il senso di fallimento e la bassa autostima, difficili da sopportare. Per i migranti di ritorno, ancor più per chi è stato espulso, la sensazione di fallimento è lo scoglio più difficile da superare – spiega Aifo -. La maggiore vulnerabilità di chi è stato costretto a rientrare nel proprio Paese di origine è ampiamente ignorata dai programmi e dalle strutture mobilitate per i migranti di ritorno. È invece necessario che questi programmi incorporino nei loro processi di sostegno anche l’appoggio psicologico per aiutare le persone a riappropriarsi del proprio destino”.