“Una potente esperienza della diversità della Chiesa: le molte lingue e liturgie, la sua presenza in Paesi e nazioni di tutto il mondo, con culture, leggi E aspettative diverse. Eppure, nonostante tutte queste differenze, ognuno di noi cercava di seguire Gesù all’interno di un’identità cattolica condivisa”. È l’esperienza del Sinodo raccontata da fr. Mark Hilton, superiore generale dell’Istituto dei Fratelli del Sacro Cuore, nella condivisione alla 100ª assemblea dell’Unione superiori generali (Usg) in forma congiunta con l’Uisg (Unione internazionale superiori generali). “Il Sinodo è stato un processo che ha esaminato la vita della Chiesa attraverso la lente del discernimento: non un’assemblea che ascoltava dibattiti teologici per decidere con voti, ma un gruppo di persone che condivideva l’esperienza vissuta con gli altri e discerneva su come poter servire meglio la Chiesa e la sua missione. Infatti, ha spiegato fr. Hilton, “c’è differenza tra prendere decisioni, a cui tutti contribuiamo, e prendere decisioni da parte di coloro che hanno l’autorità, che traggono beneficio dalla nostra riflessione e dal dialogo e rispettano tali contributi alla luce della tradizione. La domanda è come rendere i due processi aperti, trasparenti e responsabili”. Il Sinodo, ha concluso, è stato interamente dedicato alla missione di far conoscere Gesù e alla domanda su come ciascuno di noi potesse partecipare a questo processo. La Chiesa è chiamata a non chiudersi. È sempre missionaria”.