L’accordo tra Italia e Albania “è una ammissione di fallimento”: “Spostiamo solo il problema, non lo risolviamo”. “Aspettiamo la ratifica del Parlamento ma ci sono tante questioni aperte, tra cui il parere negativo del Consiglio di Europa. È ancora tutto da vedere. Bisognerà verificare se sono rispettati i diritti e altri aspetti a norma di legge molto tecnici, come evidenziato dal Tavolo Asilo”. Così don Marco Pagniello, direttore di Caritas italiana, commenta al Sir la notizia che il governo italiano, contrariamente a quanto annunciato prima, sottoporrà al Parlamento un ddl di ratifica del protocollo per costruire e finanziare centri di accoglienza per migranti in Albania. “Noi condividiamo pienamente la posizione del cardinale Zuppi: l’accordo con l’Albania è una ammissione di fallimento per noi italiani – afferma don Pagniello -. Non siamo stati capaci, come Paese, di accogliere dignitosamente queste persone. I numeri ci dicono che altri Paesi europei accolgono più di noi”. Il direttore di Caritas italiana rilancia un appello già fatto diverse volte al governo: “Istituire un tavolo nazionale sul sistema di accoglienza, perché non è vero che siamo in emergenza. Fare una programmazione seria di accoglienze diffuse in tutto il territorio italiano. Accoglienza, protezione e integrazione, perché in alcune zone del nostro Paese abbiamo bisogno di gente che lavori”. L’accordo tra Italia e Albania, prosegue, “è la classica situazione attraverso la quale spostiamo il problema, non lo risolviamo, facendo finta di non averlo. Ma lo avremo ancora perché tutti quelli che prima o poi lasceranno il centro percorreranno i famosi corridoi dei Balcani e invece di entrare dalla Sicilia entreranno da Gorizia, da Trieste, da quelle zone. Mi appello al buon senso di tutti: bisogna avere un po’ più di lungimiranza e di attenzione al futuro per costruire politiche serie, rilanciando la cooperazione internazionale, altro tema importantissimo. Sono convinto che la maggior parte delle persone che arrivano non vorrebbero lasciare il loro Paese. Invece di spendere soldi per costruire carceri in Albania spendiamoli per dare alle persone le condizioni necessarie per rimanere nel loro Paese. C’è bisogno di una conversione quasi totale di tutto il sistema”.