“Il Protocollo Italia-Albania viola i diritti umani dei migranti”. Così Antonio Russo, vicepresidente delle Acli, che ieri, insieme alle associazioni aderenti al Tavolo Asilo e Immigrazione, ha rivolto un appello al Parlamento affinché fermi il disegno di legge di ratifica dell’Accordo, annunciato dal ministro Tajani. Secondo il Tavolo Asilo e Immigrazione, il testo dell’intesa non chiarisce se i centri da realizzarsi in Albania saranno destinati alle procedure di esame delle domande di protezione internazionale: “Alle persone condotte in queste strutture sarebbe impedito di uscire, subendo di fatto un regime di detenzione, senza una chiara base legale. Anche la possibilità di controllo giurisdizionale sembra compromessa, così come il diritto a un ricorso effettivo. L’Accordo non specifica neanche cosa accadrà ai migranti che hanno chiesto protezione internazionale e che non ottengano risposta entro i 28 giorni previsti dalla procedura accelerata”.
Infine, desta preoccupazione la mancanza nel Protocollo di qualsiasi riferimento alle persone maggiormente vulnerabili, minori, donne, famiglie, vittime di tortura e di come queste sarebbero salvaguardate dall’applicazione dell’accordo.
“Riteniamo che questa intesa non sia regolare”, continua Russo, “perché si configura la possibilità che le persone non possano accedere alla procedura di richiesta d’asilo, un diritto garantito dalla nostra Costituzione. La costruzione di questi centri in un Paese non europeo non metterebbe comunque fine al tentativo dei migranti di raggiungere l’Europa e alle conseguenti stragi nel Mar Mediterraneo, dove si continua a morire. Domenica una bambina di due anni è morta annegata a largo di Lampedusa e si cercano ancora otto dispersi. Questa notte un altro naufragio a 28 miglia dalla costa italiana, costato la vita a una donna di 26 anni. Le politiche di respingimento hanno fallito: eppure il governo italiano, insieme all’Europa, continua su questa strada, esternalizzando invece di creare vie legali d’accesso e risolvere i numerosi problemi del sistema d’accoglienza. Bisogna fermare subito, già in Parlamento, un provvedimento che creerebbe una nuova ferita nel diritto internazionale e comunitario”, ha concluso Russo, “contravvenendo al principio di accoglienza e solidarietà umana”.