“Un’altra piccola vita spezzata, tante altre vite inghiottite dal mare”. Commenta così Save the children l’ennesimo naufragio nel Mediterraneo centrale, che ha causato la morte di una bambina di un anno e mezzo e la scomparsa di almeno 7 persone, tra cui probabilmente ci sono altri minori. Dall’inizio dell’anno nel Mediterraneo sarebbero morti e dispersi, secondo dati Unhcr, 2.595 persone migranti, di cui 1.664 solo nel Mediterraneo centrale, in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, quando il bilancio era rispettivamente di 2.310 in tutto il Mediterraneo e di 1.422 in quello centrale. Dal 2014 sarebbero più di 28.000 le persone morte o disperse nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere un futuro migliore. Più di 1.110 sarebbero bambini, ma probabilmente il numero è molto più alto.
“Dal naufragio di Lampedusa del 2013 questi drammatici eventi si sono ripetuti senza che nulla sia cambiato – dichiara Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the children -. Le persone fuggono da guerre, persecuzioni, violenze, povertà estrema, crisi umanitarie e continuano a rischiare la propria vita, affidandosi ai trafficanti, in mancanza di vie legali e sicure, per raggiungere l’Europa, sfidando la traversata di una delle rotte più letali al mondo, perdendo troppo spesso la vita. Non ci stancheremo mai di chiedere un’assunzione di responsabilità comune dell’Italia e degli altri Stati membri dell’Unione europea per la messa in campo di un sistema coordinato e strutturato di ricerca e soccorso in mare per salvare le persone in difficoltà, agendo nel rispetto dei principi internazionali e dando prova di quella solidarietà che è valore fondante dell’Unione europea” .