Le norme sull’attacco ai patrimoni mafiosi e sul riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie hanno compiuto, in questo 2023, rispettivamente 41 e 27 anni. “È un percorso lungo, fatto di accelerazioni e rallentamenti, criticità e punti di forza, ma che, innegabilmente, ha segnato e segna una delle punte di maggiore avanzamento dell’azione repressiva dello Stato alle organizzazioni mafiose – si legge in una nota di Libera -. In questi anni è stato compiuto un lavoro straordinario, che ha visto impegnato ciascuno per la propria parte e con le proprie forze. Siamo riusciti a trasformare questi beni da beni esclusivi a beni di comunità: un enorme lavoro plurale che ha rafforzato il tessuto sociale e che tiene unite le relazioni di una comunità. Il percorso tracciato, quindi, alla luce di ulteriori segnali negativi che, con preoccupazione abbiamo colto negli ultimi mesi, ci richiama l’urgenza di rivedere alcune decisioni prese, come quella di azzerare i finanziamenti previsti dal Pnrr per la rifunzionalizzazione dei beni confiscati”.
“Raccontiamo il bene. Per un impegno rinnovato sui beni confiscati alle mafie” è il titolo dell’incontro nazionale promosso da Libera che si terrà venerdì 24 novembre, a Roma, presso la nuova sede di Libera in via Stamira 5/7, alle 14,30, e vedrà le associazioni, i soggetti gestori dei beni e la cittadinanza confrontarsi attorno al tema dei beni confiscati. Nell’occasione Libera presenterà un rapporto con dati, storie, esperienze e proposte.
L’incontro vedrà la presenza, tra gli altri, di don Luigi Ciotti, presidente di Libera; Mariarosa Turchi, direttrice generale dell’Agenzia per i beni confiscati; Antonio Balsamo, sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione; Stefano Consiglio, presidente della Fondazione con il Sud.
L’incontro prevede due sessioni. Nella prima, animata da rappresentanti dei soggetti gestori e del Terzo Settore in generale, sarà presentato il documento frutto proprio del confronto che Libera ha ulteriormente rafforzato negli ultimi mesi con le tante realtà sociali che gestiscono beni confiscati, dal Nord al Sud del Paese. Nella seconda, i contenuti del documento saranno sottoposti ai rappresentanti delle Istituzioni a vario titolo coinvolte nella filiera che dal sequestro porta al riutilizzo pubblico e sociale.