Tra i Paesi in cui almeno il 25% della popolazione soffre di fame cronica, c’è la Repubblica Democratica del Congo (Rdc) dove circa 1,5 milioni di bambini nasceranno denutriti, il numero più alto nel Paese da quando sono iniziate le registrazioni della Fao nel 2001, a cui si andranno ad aggiungere 6,6 milioni di bambini sotto i cinque anni. L’Afghanistan è tra i Paesi asiatici con i più elevati livelli di denutrizione, quello con il maggior numero di bambini nati soffrendo la fame. Lo ricorda oggi, in una ricerca presentata per la Giornata internazionale dell’infanzia e dell’adolescenza, Save the Children.
In passato sono stati compiuti enormi progressi per ridurre la fame nel mondo, lo attesta il fatto che, come riportato nell’analisi di Save the Children, “nel 2001 i bambini nati denutriti sono stati 21,5 milioni, un quinto in più rispetto al 2023. Tuttavia, dopo un trend positivo nella lotta alla malnutrizione, i progressi hanno iniziato a diminuire significativamente nel 2019, in gran parte a causa dell’instabilità economica, dei conflitti e del peggioramento della crisi climatica”.
Gli ultimi dati nazionali sulla denutrizione sono stati pubblicati prima dell’escalation di violenza nei Territori palestinesi occupati: “Solo a Gaza, 2,3 milioni di persone hanno difficoltà ad avere abbastanza cibo a causa dei bombardamenti in corso. E, in base al tasso di natalità nella Striscia rilevato dalle Nazioni Unite, si prevede che quest’anno nasceranno a Gaza più di 66.000 bambini, di cui oltre 15.000 tra il 7 ottobre e la fine del 2023. Senza un cessate il fuoco, la vita di questi bambini sarà compromessa, in bilico dal momento in cui nascono”.
Proprio oggi i leader mondiali sono riuniti nel Regno Unito per il vertice sulla sicurezza alimentare globale ed è a loro che Save the Children chiede “di affrontare le cause profonde dell’insicurezza alimentare e nutrizionale acuta. Inoltre, solo ponendo fine ai conflitti globali, affrontando la crisi climatica e la disuguaglianza globale e costruendo sistemi sanitari, nutrizionali e di protezione sociale più resilienti e meno vulnerabili a shock come il Covid-19, ai conflitti e alla crisi climatica, potremo essere in grado di garantire che una crisi così acuta non si ripeta nei prossimi anni”.
L’organizzazione chiede inoltre una maggiore collaborazione, dialogo e investimenti intersettoriali con le comunità locali e i loro leader. Save the Children esorta i leader mondiali a incrementare gli interventi a basso costo per prevenire e curare la malnutrizione, come i trattamenti per la malnutrizione acuta, il sostegno e la protezione dell’allattamento al seno e gli investimenti nell’assistenza sanitaria comunitaria di base.
L’impegno della comunità internazionale per proteggere i bambini non è sufficiente. Con sempre maggior frequenza, le emergenze umanitarie scatenate dai conflitti perdurano per anni, mentre i finanziamenti umanitari si stanno riducendo. Già nel 2022 mancavano all’appello quasi 650 milioni dei fondi umanitari necessari, lasciando 18 milioni di bambini vulnerabili e operatori esposti al rischio di violenza, sfruttamento e abusi nelle peggiori crisi umanitarie del mondo. Il deficit nelle risorse indispensabili per la protezione dei bambini nelle zone di conflitto, secondo le stime, potrebbe raggiungere entro il 2026, 1 miliardo di dollari, con gravissime conseguenze per i più vulnerabili.