“Oggi il Signore ci riempie di grande gioia e ci invita a condividerla tra noi, perché è come se squarciasse i cieli e ci mostrasse, in una immagine corale, in una visione di insieme, la moltitudine immensa di uomini e donne, nostri fratelli e sorelle, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua che lodano Dio e lo acclamano, come è detto nella lettura dell’Apocalisse”. Lo ha sottolineato, ieri sera, il card. Oscar Cantoni, vescovo di Como, nella messa celebrata in cattedrale nella solennità di Ognissanti. “In questa grande immagine di cielo, sono presentati tanti nostri fratelli, così diversi gli uni dagli altri, perché provenienti da regioni con tradizioni, usi e costumi differenti, eppure così tanto vicini, in piena sintonia, in perfetta unità, somiglianti alla immagine di Cristo. È il segno di una perfetta comunione, frutto della comune appartenenza al nostro unico e sommo Dio”, ha sottolineato il porporato.
I “santi del paradiso”, ha osservato, “sono uniti tra loro perché si sono lasciati lentamente trasformare da Gesù, mite e umile di cuore, attraverso una purificazione anche costosa, rinunciando ai giudizi malevoli nei confronti degli altri, al sentirsi ad essi superiori, a riconoscere nella diversità degli altri il bisogno della loro presenza complementare”. “Non solo hanno imparato a donarsi – ha aggiunto -, ma anche a ricevere dagli altri, perché tra noi non c’è che scambio, hanno imparato a dipendere gli uni dagli altri, perché noi ci sosteniamo a vicenda. Sono diventati vera immagine di Gesù. Ci insegnano che cristiani si diventa tanto quanto. Impariamo a crescere nell’amore per il Signore e nella accoglienza per i suoi e nostri fratelli, tanto diversi da noi”.
I santi “ci insegnano la via per diventare come loro. Essi sono presentati nella pienezza della gioia come nostri modelli e intercessori”.
Anche se “noi ci rendiamo conto di quanto siamo distanti da ciascuno di loro (ed è lo spazio per la nostra conversione!)”, “essi pregano per noi perché ci impegniamo a progredire nella fede, secondo quel modello d’uomo che riassunto nelle Beatitudini secondo Gesù, presentare nel vangelo, via per la nostra santificazione”.
Dunque, “la santità” è “la meta della nostra vita cristiana, la pienezza della gioia, la realizzazione della nostra umanità a immagine di Cristo”.
Il cardinale ha concluso: “Il mondo ci offre ben altre beatitudini, tanto dissimili: beati i ricchi, beati i furbi, i violenti, quelli che si fanno giustizia da soli, ma sappiamo che si tratta di progetti di breve durata e con esiti negativi, che invece di onorare l’uomo ne deturpano il volto e alla fine non producono che vanità e tristezza”.