“Una medicina che rinuncia alla cura e si trincera dietro procedure disumanizzate e disumanizzanti non è più l’arte del curare”. È il grido d’allarme del Papa, nel discorso rivolto ai membri dell’Associazione Otorinolaringologi ospedalieri italiani e della Federazione italiana Medici pediatrici, ricevuti oggi in udienza, in cui ha messo in guardia da “due fenomeni opposti e ugualmente pericolosi che si vanno diffondendo: da un lato, la ricerca della salute a tutti i costi, l’utopia dell’eliminazione della malattia, rimuovendo l’esperienza quotidiana della vulnerabilità e del limite; dall’altro, l’abbandono di chi è più debole e fragile, in alcuni casi con la proposta della morte come unica via”. “La parola-chiave è compassione, che non è compatimento, ma con-patire”, ha ribadito Francesco, secondo il quale per chi cura la salute, del corpo o dell’anima, ci sono “tre tratti di Dio che ci aiutano sempre a andare avanti: vicinanza, compassione e tenerezza”. “Chi cura gli altri non deve trascurare la cura di sé”, l’ultima raccomandazione papale: “In questi ultimi anni, la resistenza dei medici, degli infermieri, dei professionisti sanitari è stata messa a dura prova. Sono necessari interventi che diano dignità al vostro lavoro e favoriscano le migliori condizioni perché possa essere svolto nel modo più efficace. Tante volte voi siete vittime”.