“Non si può non ascoltare il grido delle persone con disabilità che diventano adulte”. Così suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità della Cei, in occasione del convegno “Da 95 anni pellegrini e testimoni di speranza”, promosso a Roma dal Movimento apostolico ciechi (Mac). Il Servizio è nato quattro anni fa e ha due aree. “La prima – spiega suor Donatello – parte dalla famiglia del disabile fino ai centri diurni, la seconda è quella delle transizioni di vita che ci chiede di vivere con il mondo della scuola”. La situazione in Italia riguardo l’inclusione delle persone con disabilità nelle diocesi è “a macchia di leopardo – commenta -, in alcune realtà si vede che si è già lavorato tanto. In altre, si muovono i primi passi che a volte partono dal grido del genitore, dal cammino sinodale. Devo dire che il cammino è duplice: da un lato, le comunità devono dare spazio e, dall’altro, le comunità devono uscire dalla logica dell’assistenzialismo che a volte diventa un alibi. Più che mai siamo riusciti a costruire insieme una società civile e ecclesiale”. “La sfida – suggerisce – è lavorare nella comunità, se le cose si fanno radicare, rimangono”. Fra le esperienze negative, suor Veronica rammenta le chiusure o la rigidità, cioè “la paura – afferma – di stare nei cambiamenti”. Al Mac, la responsabile del Servizio Cei chiede di “continuare a esserci come presenza, di accompagnare dalla famiglia alla diocesi. A volte – conclude – bussate voi quando la diocesi non chiede”.