Tra il 7 ottobre e la fine del 2023 nasceranno a Gaza circa 15.000 bambini, tutti ad alto rischio, a causa dell’escalation di violenza, senza un’adeguata assistenza medica nonché con una grave carenza di acqua e cibo. Questo l’allarme lanciato da Save the children, in base a una proiezione sui recenti dati delle Nazioni Unite, secondo cui circa 180 donne partoriscono ogni giorno a Gaza, e che prende in considerazione anche i tassi di parto multiplo nei Territori Palestinesi Occupati. Inoltre, circa il 15% delle donne che partoriscono rischia di avere complicazioni legate alla gravidanza o al parto. Save the children ha rilevato che si prevede che a Gaza nasceranno più di 66.000 bambini nel 2023 e che 5.500 donne incinte partoriranno nel prossimo mese, in un momento in cui la popolazione è tagliata fuori dai rifornimenti essenziali. L’acqua pulita scarseggia, il cibo e le medicine si stanno esaurendo e le donne incinte o che allattano faticano a trovare cibo.
Gli ospedali e le strutture sanitarie, già in estrema difficoltà, sono sotto attacco, e migliaia di pazienti, tra cui donne incinte e neonati, sono in grave pericolo. L’Oms ha dichiarato che oltre la metà degli ospedali di Gaza – 22 su 36 – al momento non funzionano. Maha (è un nome di fantasia), membro del personale di Save the children a Gaza, ora sfollata a sud ma che aveva trovato rifugio davanti all’ospedale di Al Shifa, ha raccontato ciò a cui ha assistito qualche giorno fa, quando il carburante stava finendo: “Le scene negli ospedali erano orribili. Donne incinte nei corridoi che urlavano di dolore. Neonati non identificati nelle incubatrici, senza alcun familiare in vita. Il carburante è finito, sono dovuta scappare, non so se sono sopravvissuti”. “I bambini stanno nascendo in un incubo, una catastrofe umanitaria. Le loro famiglie non riescono ad avere alcuna forma di aiuti essenziali. Le donne incinte partoriscono senza assistenza medica e i bambini prematuri muoiono nelle incubatrici. A Gaza deve entrare il carburante per alimentare i generatori e le strutture sanitarie devono essere protette. La violenza deve cessare. Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco. Ne abbiamo bisogno ora”, ha dichiarato Jason Lee, cirettore di Save the children nei Territori Palestinesi Occupati.